Cronache marziane
Chissà perchè mi lascio sempre affascinare dallo spazio. Da ogni piccolo dettaglio, ogni scoperta irrilevante, che scatena l’immaginazione. Forse perchè è una delle poche cose indefinite che ci restano, talmente sotto gli occhi di tutti da passare inosservata. O forse perchè in fondo spero che ci sia davvero qualcuno la fuorì, su altri pianeti. E spero per loro che non abbiano la pelle verde.
L’ultima notizia è questa: è stata trovata una particella di zucchero nello spazio. Si, zucchero, quello che abbiamo tutti nella credenza della cucina. E l’articolo d’apertura di qualche esimio giornalista non può far altro che cadere in un serie di luoghi comuni sconvolgenti: “Il brodo primordiale è dolce e viene preparato nella cucina dello spazio, con la polvere di stelle a fornire gli ingredienti e gli astri in via di formazione che danno il calore necessario”. D’accordo.
Tralaltro non ho idea di come si possa individuare una particella a ventiseimila anni luce di distanza. Nè sono a conoscenza se si trattasse di zolletta o zucchero in bustina. L’unica indicazione che ci viene data è che ha una temperatura simile a quella della Terra durante una giornata estiva. Quindi un po’ sciolto. L’equipe di scienziati conclude rassicurandoci sul fatto che debba esistere altro zucchero nello spazio.
E sembra essere una buona notizia: la piccola particella è considerata un elemento fondamentale per la nascita della vita. Ma sono ancora molti i passi che ci separano dalla conoscenza del processo che porta una bustina di zucchero a trasformarsi in essere umano. E senza pelle verde.
L’ultima notizia è questa: è stata trovata una particella di zucchero nello spazio. Si, zucchero, quello che abbiamo tutti nella credenza della cucina. E l’articolo d’apertura di qualche esimio giornalista non può far altro che cadere in un serie di luoghi comuni sconvolgenti: “Il brodo primordiale è dolce e viene preparato nella cucina dello spazio, con la polvere di stelle a fornire gli ingredienti e gli astri in via di formazione che danno il calore necessario”. D’accordo.
Tralaltro non ho idea di come si possa individuare una particella a ventiseimila anni luce di distanza. Nè sono a conoscenza se si trattasse di zolletta o zucchero in bustina. L’unica indicazione che ci viene data è che ha una temperatura simile a quella della Terra durante una giornata estiva. Quindi un po’ sciolto. L’equipe di scienziati conclude rassicurandoci sul fatto che debba esistere altro zucchero nello spazio.
E sembra essere una buona notizia: la piccola particella è considerata un elemento fondamentale per la nascita della vita. Ma sono ancora molti i passi che ci separano dalla conoscenza del processo che porta una bustina di zucchero a trasformarsi in essere umano. E senza pelle verde.