Ode a Chatwin

Voglio essere onesto, e sfatare questa leggenda che cancella i pensieri della rete perchè la vita di ogni giorno è troppo densa di avvenimenti. Non sono stato particolarmente impegnato, ho tanto tempo libero, carta e penna sempre con me e una coscienza critica sugli avvenimenti. Penso, ogni tanto, a un commento su un determinato argomento. Mi immagino un frase scritta nella mente, con una sorta di deformazione professionale del giornalista consumato. E poi non fermo un pensiero sul foglio, o sul blog. Pigrizia, privacy, non lo so.
Eppure i presupposti ci sarebbero: uso lo stesso blocchetto di Hemingway, di Picasso. C’è proprio scritto in quarta di copertina. E ogni volta che qualcuno lo sfoglia esce la stessa frase: 'ah, come il blocchetto di Hemingway'. Si almeno, dall’esterno. E poi il discorso cade sempre lì: 'Picasso, Van Gogh, Chatwin... Chatwin?! E chi è Chatwin?'. Lo dico, una volta per tutte. E’ uno scrittore britannico, famoso per i suoi racconti di viaggio. E anche lui, ogni tanto, non aveva voglia di scrivere.
Eppure i presupposti ci sarebbero: uso lo stesso blocchetto di Hemingway, di Picasso. C’è proprio scritto in quarta di copertina. E ogni volta che qualcuno lo sfoglia esce la stessa frase: 'ah, come il blocchetto di Hemingway'. Si almeno, dall’esterno. E poi il discorso cade sempre lì: 'Picasso, Van Gogh, Chatwin... Chatwin?! E chi è Chatwin?'. Lo dico, una volta per tutte. E’ uno scrittore britannico, famoso per i suoi racconti di viaggio. E anche lui, ogni tanto, non aveva voglia di scrivere.
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