Riti di passaggio
GIORNO 24, NEW DELHI
Succede sempre cosi'. Si parte, con addosso accadimenti recenti, frammenti di quotidianita', occhi che osservano ma spesso non vedono. I primi giorni di viaggio si vive la scoperta e si sente la fatica, nelle gambe, e la confusione dei paragoni, nella testa.
Poi, in un momento preciso, accade qualcosa.
E il viaggio non e' piu' un modo per staccare dalla routine, ma una vita parallela, con le sue imperfezioni, i suoi rituali, il suo senso di aderenza con cio' che la circonda. E' un'esperienza che assume un significato, non una collezione di fotografie e piccoli souvenir. E, senza essere troppo sentimentali, e' qualcosa che si porta dentro.
Alla fine rimane come un timore, nel reinserirsi nel reale, perche' ormai cio' rappresenta un nuovo cambio di condizione, una sfida da vivere con maggiore forza, specialmente per chi non e' facilitato nel 'rientro' da un lavoro regolare o da scadenze da rispettare.
Insomma, l'India non e' un paese semplice. Ma ti conquista lentamente, perche' in India tutto e' possibile. Ed e' proprio questa assenza di limiti che affascina, con le sue esagerazioni, capaci di portarti dall'odio all'amore e viceversa nel tempo di una corsa in tuk tuk. E nel momento in cui sei in armonia con questa terra, non puoi sentirti in armonia con l'Occidente. Devi scegliere. Barcamenarti nel miglior modo possibile. Devi affrontare il rito di passaggio.
Poi, in un momento preciso, accadra' qualcosa. Forse su quel volo di ritorno, con il pranzo turco della compagnia aerea. O in aeroporto, di fronte alle tazzine del caffe'. O in salotto, un pomeriggio, sul divano. Sentirai che l"India ti sta dimenticando. Ma ti sentirai a casa, in armonia con cio' che ti circonda e con qualcosa di nuovo nei tuoi ricordi.