Riflessioni
GIORNO 20, VARANASI, UTTAR PRADESH
Difficile non tirare le somme, in un posto come questo. La citta' della vita e della morte. Strade antiche, intricate, nascoste da un groviglio di motori e cemento, contornate dalle acque placide del Gange. Un luogo nel quale si sento il peso di una storia di quattromila anni. E bramini, mosche, moto, capre, mucche, turisti, un fiume umano che si riversa su un tappeto di fiori e rifiuti.
E fuoco, acqua. Fiammelle che alla sera galleggiano sul Gange, a simboleggiare i propri desideri. Odore di cenere nell'aria, di chi viene qui a morire per sfuggire all'eterna rinascita. C'e' il sacro, il profano, la contraddizione evidente di un paese come l'India, moderna e ancestrale. E la folla.
Varanasi suscita sensazioni, difficile da trasportare in parole. In un mondo nel quale tutto ci scivola addosso e' bello trovare una citta' che abbia ancora una spiritualita' intrinseca, un sentire collettivo che si puo' respirare negli spazi aperti del fiume cosi' come nei vicoli soffocanti.
Potrebbe essere un buon luogo per riflettere. Ma non in modo definitivo, conclusivo, come pare essere per i milioni di persone che ogni anno accorrono qui. Ma di passaggio, un tassello di un percorso piu' ampio, un'immagine non banale da aggiungere al nostro bagaglio interiore.
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