Sottoterra
GIORNO 47, KONG LO, LAOS
Pho spinge verso il basso la leva del motore. La barca accelera, la prua si solleva appena, le pietre ticchettano sul fondo. La foschia perenne si trasforma in piccole gocce d'umidita' che si appiccicano al volto. Guardo avanti, attraverso il fascio di luce che ballonzola sulle rocce: difficile orientarsi, al buio.
Pho non sembra preoccupato. Non mi sento particolarmente tranquillo. E' quasi un'ora che ci addentriamo nel ventre della montagna, su questo fiume sotterraneo che nei secoli ha scavato improbabili cunicoli con la maestria di uno scultore rinascimentale. Pareti lisce, immense grotte di stalattiti, gocce che cadono a tratti dall'alto, facendo pensare si tratti solo della piu' nera tra le notti, ma che ci siano nuvole la' sopra, piuttosto che altra pietra.
Strana tanta oscurita'. Pupille dilatate al massimo, tanto che quando la luce appare dall'altro lato del cunicolo ha un che di irreale, miraggio del viaggiatore perso in uno sconfinato mondo sotterreneo.
Sette chilometri nel nulla e poi il classico paesaggio idilliaco, con il villaggio di capanne rimasto lontano dalla civilta', la vegetazione rigogliosa, le parabole sui tetti. Perche' non esiste piu' isolamento, ai tempi del turismo globale. E la grotta comincia ad essere un'attrattiva, con il suo andirivieni di piccole barche con stranieri intirizziti e giovani locali capaci di guidare bendati, al buio, senza riferimenti.
Ancora pero' ci si salva dal turismo di massa. Sara' la bassa stagione, le difficolta' nei collegamenti, ma in un'intera giornata passata a sguazzare con i pesci del laghetto avro' incontrato si e no dieci persone.
A volte uscire dai percorsi prestabiliti puo' avere i suoi vantaggi. Come in questo caso.
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