Un anno fa
Un anno fa non era un anno fa. Ovvero l’ultima Pasqua cadeva un paio di settimane dopo. Era sempre domenica, ovviamente. Ero lontano da casa, batteva un sole forte che scaldava la pelle. A pranzo ero da amici, al settimo piano di un palazzo in una via dal nome arabeggiante. Silenzio nelle strade, calma, inizio di primavera. Poi ricordo un tavolo rotondo, una televisione con un solo canale, i volti delle persone, lasagne e gamberi. La sera a mezzanotte avrei preso un autobus per partire, verso il sud e l’Andalusia. Era tutto diverso.
Non sto dicendo migliore, peggiore. Soltanto diverso. Oggi sono a casa, e mi sembra il momento giusto per esserci. Come era perfetto stare via un anno fa con un biglietto in tasca e qualche amico col quale condividere l’esperienza. Mi piace ripensare ai particolari, quelli splendidi e inutili, che ti fanno ricordare ciò che hai vissuto. Senza malinconia, ma con intensa partecipazione.
In questi giorni ho riguardato i luoghi dove sono cresciuto, quei panorami fatti di distese e colline, di colori. Ho rivisto tanti volti, che da troppo avevo lasciato in disparte. Come se avessi un limite, continuo, nel coltivare un rapporto, una relazione sociale.
Sento che la soluzione giusta è sempre guardare in alto, avanti, lontano, ricercando una strada differente. Ma senza dimenticare le persone, i dettagli, i momenti, che mi hanno reso la persona che sono.
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