Pure imagination
Sono stato in una di quelle edicole, a labirinto, con scaffali di riviste mai incontrate. A volte non riesco proprio a capire come faccia ad esistere così tanta carta stampata. Forse è un bene, aumenta la pluralità di sguardi. O più semplicemente cresce la possibilità di occupazione di un laureato fotocopia di qualche disciplina umanistica. In fondo siamo definiti cittadini di un paese nel quale tutti scrivono e pochi leggono, in quei sondaggi da porta a porta nei quali il campione prescelto in proporzione acquista meno giornali del campione finlandese.Certo, sono solo statistiche. Ma la certezza è che non tutto ciò che è scritto venga letto. Sarebbe impossibile seguire la fiumana di giornali, inserti, allegati, monografie, speciali, reportage. Molti dei quali, perlopiù, resistono grazie a finanziamenti statali e pagine su pagine di pubblicità. Diventa tutto, come sempre, un’operazione commerciale, nella quale non importa tanto il contenuto, ma il denaro che si mette in circolo. In una catena infinita.
Nello stesso tempo però apprezzo veramente chi scrive su questi giornali. Perchè svolge la propria missione con perseveranza, passione, e sorprendente inventiva. E’ necessaria l’immaginazione di un bambino per avere sempre una storia da raccontare su riviste come ‘Il gommone’, ‘Armi e tiro’, ‘Il comportamento del cavallo’.
Veramente, vi devo tutto il mio rispetto.

