giovedì, giugno 19, 2008

Ossi di seppia

Un bel mattino sono uscito di casa e mi sono diretto verso quel simbolo di quartiere che è il ponte di ferro sul Tevere. Ho imboccato lo stretto sentiero che porta alla riva, e ho incontrato un uomo che dormiva per terra: disorientato, stanco, mi si avvicina chiedendomi di comprargli una bottiglia d'aranciata. Io, più barbone di lui, non avevo in tasca neanche cinquanta centesimi; ma l'arzillo viandante ha aperto il sacchetto delle monetine e mi ha indicato la strada per il discount.
Al mio ritorno due persone dei servizi sociali gli stavano accanto, proponendogli di portarlo in un centro d'accoglienza, dove avrebbe potuto fare una doccia e avere un pranzo come si deve. Il barbone, con mia grande sorpresa, ha rifiutato, sdraiandosi irremovibile dalle sue posizioni.

Con questo cosa voglio dire: che ho scoperto dove si trova il discount. E che ci sono persone, pagate dal comune, che si occupano di monitorare la zona, aiutare i disagiati, evitare che siano abbandonate a loro stesse. Mi spiegano che con il nuovo sindaco molto è cambiato: sono stati abbattuti i campi abusivi, centinaia di persone sfollate, alcune trasferite nei centri permanenti, altre non si sa bene dove.
Non si può ancora capire se il problema è stato affrontato nel modo corretto, se c'è la possibilità di risolverlo. L'unica cosa che ora interessa e che non ci siano persone sulla strada. Che l'immagine della città sia di ordine e pulizia. Anche li, sotto il ponte di ferro, dove si accumulano gli scheletri delle baracche abbattute.

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