In attesa di giudizio
Guida dei giochi per lo straniero. Tutto quello che avreste voluto sapere e nessuno vi ha mai raccontato. E' questo, a grandi linee, il titolo di un opuscolo che circola in questi giorni preolimpici a Pechino.
Un inno all'intolleranza, alla repressione, alla privazione della libertà. Un atto di coerenza, dopo tutto, da parte di uno dei regimi più contestati del mondo.
Un inno all'intolleranza, alla repressione, alla privazione della libertà. Un atto di coerenza, dopo tutto, da parte di uno dei regimi più contestati del mondo.
Che non perde occasione per ricordare che sono proibite azioni che minacciano l'unità nazionale, danneggiano l'ordine pubblico, turbano la stabilità sociale o incoraggiano il separatismo etnico. Quindi chi ha intenzione di parlare di Tibet o Birmania farebbe meglio a restarsene a casa. D'altronde forse ci resterà davvero: alle frontiere si presta ben attenzione a non far entrare semplici turisti che possano avere legato allo zaino il fazzoletto di Emergency, o che abbiano nel portafoglio un tesserino di qualche partito attivista. E le cifre crollano, solo centomila visitatori a fronte del milione previsto.
C'è poi il problema delle bandiere: è vietato sventolare quelle dei paesi non partecipanti, e in generale è vivamente sconsigliato portare con sè alcun genere di striscione o cartello. Immagino già la scena di un supporter sardo arrestato perchè sventola lo stendardo con i quattro mori, o le milizie contro la schiera degli italiani con scritto 'ciao mamma'.
Insomma, a conti fatti, le premesse per la sospirata apertura mentale della Cina al resto del mondo non sono le migliori. In attesa di giudizio non resta che alimentare la speranza, non tanto nascosta, che qualcosa stia stia per cambiare.
C'è poi il problema delle bandiere: è vietato sventolare quelle dei paesi non partecipanti, e in generale è vivamente sconsigliato portare con sè alcun genere di striscione o cartello. Immagino già la scena di un supporter sardo arrestato perchè sventola lo stendardo con i quattro mori, o le milizie contro la schiera degli italiani con scritto 'ciao mamma'.
Insomma, a conti fatti, le premesse per la sospirata apertura mentale della Cina al resto del mondo non sono le migliori. In attesa di giudizio non resta che alimentare la speranza, non tanto nascosta, che qualcosa stia stia per cambiare.