Ready to go
Dieci giorni che non so come riempire. Una casa che slitta, complicazioni, l’idea di un viaggio, forse. Roma, Parigi, New York. La convinzione che ci sono tante cose da sistemare, e subito. Ma anche la certezza che se non si prova adesso poi non ci sarà più la convinzione per farlo.
Basta, ho mollato la camera che ormai era sicura, dovevo incontrare il padrone oggi, portare l’acconto, firmare le carte. Un contratto nuovo nuovo per quattro anni, il che significa sei mesi di preavviso prima di poter andar via: un’enormità di tempo per chi già pensa dove poter sfuggire con l’arrivo della primavera e una laurea messa nel cassetto.
E allora via, altro giro di annunci, di telefonate, di visite. E finalmente una nuova casa. Bella gente, un greco che fa un dottorato in archeologia, una ragazza che studia teatro, un antropologo, forse un cane anche se non l’ho ancora capito. Un paio di giorni e si va.
Basta, ho mollato la camera che ormai era sicura, dovevo incontrare il padrone oggi, portare l’acconto, firmare le carte. Un contratto nuovo nuovo per quattro anni, il che significa sei mesi di preavviso prima di poter andar via: un’enormità di tempo per chi già pensa dove poter sfuggire con l’arrivo della primavera e una laurea messa nel cassetto.
E allora via, altro giro di annunci, di telefonate, di visite. E finalmente una nuova casa. Bella gente, un greco che fa un dottorato in archeologia, una ragazza che studia teatro, un antropologo, forse un cane anche se non l’ho ancora capito. Un paio di giorni e si va.
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