Occhi di straniero
Un altro giorno scorre placido qui a Chinatown. Si, perchè quello che forse non ho detto è che abito nel quartiere cinese. Il che non stupisce: ormai ogni città ha il suo, di conseguenza anche Bologna si è adeguata. Regime di monopolio, negozi colonizzati, carichi scarichi e marciapiedi ingombri, tecnologia. Gente tranquilla, volti ogni giorno diversi o forse tutti uguali. Perchè la nostra scarsa abitudine alla fisionomia orientale non aiuta a distinguere, e sotto sotto nessuno sa bene in quanti vivano qui. Il primo fatto che colpisce è l’attaccamento al lavoro. Si capisce subito. Il misterioso negozio di stoffe senza clienti non chiude mai, sette giorni la settimana per quattordici ore. Internet point disponibile fino a tardi, con tanto di ritrovo della gioventù cinese per giochi di ruolo on line.
Il secondo momento che desta un certo interesse è la rituale partita del weekend a basket. Avrò la testa piena di preconcetti ma non ho mai collegato un orientale a una palla di pallacanestro. Perchè sono tutti piccoli, tutti uguali, tranne uno gigantesco di nome Yao Ming che gioca pure nel campionato americano. Invece sembra una grande passione. Perlomeno per chi vive in questo quartiere e si sfida con inaspettato agonismo.
Sono contento. Riesco di nuovo a vedere una città con gli occhi di uno straniero. Niente di scontato, di già visto.
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