Prospettiva
GIORNO 12, AJMER, RAJASTHAN
Seduto a
terra di fronte a un ingresso secondario della stazione di Ajmer lascio
che il mondo mi scorra accanto. Va detto che Ajmer e' una delle citta'
sacre del mondo islamico. Nonche' passaggio obbligato per Pushkar,
citta' sacra del mondo indu'. Quindi l'umanita' che riversa per le
strade e' decisamente una mescolanza inconsueta.
Tutto
e' molto colorato. Gli uomini hanno dei pantaloni decisamente eleganti.
Mi sembrano tutti leggermente piu' alti di quanto siano in realta'.
Scarpe consumate, sandali, piedi nudi ed anelli, caviglie dipinte.
Passo
quasi inosservato; ho capito che i miei capelli sono un dilemma da
queste parti. Non si addicono a una star di bollywood, a un asceta, o a
un autista di tuk tuk. Talvolta e' come se fossi fuori luogo. Il turismo
sembra funzionare a compartimenti stagni: nessuno si sorprende per un
grasso turista nordamericano con due litri di pepsi sui gradini della
moschea, ma un italiano seduto a terra nel formicaio umano ferroviario
desta preoccupazione.
Due
persone mi guardano scrivere. Con una curiosita' inaspettata, forse per
il mio corsivo lontano dall'inglese stampatello che appare nelle noiose
ore complementari scolastiche. Mostro anche l'Italia su una cartina che
mostra i vari fuso orario. C'e' una specie di nuova armonia con quello
che mi sta intorno. E, soprattutto, incrocio persone che sono ancora
capaci di sorridere per strada per un incontro inconsueto.
Nessun commento:
Posta un commento