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venerdì, maggio 23, 2008

La metà della metà

Mi sorprendo di come il caos generale riesca sempre a dare come ultimo risultato una situazione equilibrata, precisa. Insomma di come la casualità, o l’inconscio, non riesca a prendere una decisione radicale, definitiva.
Penso agli Stati Uniti. Trecento milioni di abitanti. E si pensa subito ai grattacieli, a quelli che ci sono e quelli che non ci sono più, ai giganti di cemento, alle superstrade. Poi si legge trentuno abitanti per chilometro quadrato. Che sono pochi, in effetti. E allora uno si ricorda anche il gran canyon, le montagne rocciose, la casa nella prateria. E la signora in giallo, che girava in bicicletta nelle campagne di Cabot Cove.

Fatto sta che alle ultime elezioni per il re del mondo, insomma per il presidente, la partita è finita sostanzialmente in parità. Ma la storia continua, anche all’interno dello stesso partito. Hillary Clinton e Barack Obama, cinquanta e cinquanta, fifty fifty. Non si riesce a prendere una decisione. Nessuno vuol farsi da parte. Si vota in due stati, uno a testa. Per quella strana legge che tende a compensare chi si trova leggermente in svantaggio, dandogli un’altra opportunità, rimettendolo in corsa.
Perchè ogni americano è indeciso, combattuto, dentro di sè. E non vuole perdere l’alternativa. La possibilità di confronto. O forse soltanto ha paura di commettere nuovamente gli stessi errori.

lunedì, gennaio 14, 2008

Testa a testa

Quanto mi piacciono le elezioni americane. Con tutti quegli stati che piano piano si colorano, i colpi di scena, le alleanze nascoste. Tutti dicono che mai come quest’anno la situazione e’ incerta e senza un reale favorito: ogni volta che un repubblicano o un democratico sembra sull’orlo del precipizio ecco che il pronostico viene ribaltato e l’arzillo pretendente torna in corsa.

Un mondo fatto di obiettivi e voti conquistati passo passo da quei candidati che sembrano usciti da un film. Che poi uno ne è davvero uscito dal piccolo schermo. Una star del telefilm Law and order, reciclato e candidato presidente. Giusto per non far mai dimenticare il ruolo dei media nella società moderna. Tanto più che un altro concorrente di questa girandola elettorale è il fondatore di un canale televisivo cristiano, una sorta di pastore da televendita. C’è poi ovviamente spazio per i reduci, che mai come in questo periodo di insicurezza riescono a riscaldare gli animi delle folle. Da una parte il combattente ruspante, eroe del Vietnam, che parla chiaro e senza compromessi; dall’altra il militare che ha fatto carriera, che ha guidato la commissione forze armate, che ha voluto innalzare una barriera tra Usa e Messico per fermare l’immigrazione. E, ironia della sorte, di nome fa Hunter (si, insomma, Cacciatore).

Ma queste sono soprattutto le elezioni delle novità. Una donna che non ha bisogno di presentazioni perche’ la parola Clinton spiega già tutto, un uomo di colore simbolo del sogno americano, addirittura un mormone che non gira come si potrebbe pensare con barba lunga e cappello nero. Tante alternative e buoni propositi, con la segreta speranza che non vinca a sorpresa un terzo componente della famiglia Bush.