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venerdì, maggio 23, 2008

La metà della metà

Mi sorprendo di come il caos generale riesca sempre a dare come ultimo risultato una situazione equilibrata, precisa. Insomma di come la casualità, o l’inconscio, non riesca a prendere una decisione radicale, definitiva.
Penso agli Stati Uniti. Trecento milioni di abitanti. E si pensa subito ai grattacieli, a quelli che ci sono e quelli che non ci sono più, ai giganti di cemento, alle superstrade. Poi si legge trentuno abitanti per chilometro quadrato. Che sono pochi, in effetti. E allora uno si ricorda anche il gran canyon, le montagne rocciose, la casa nella prateria. E la signora in giallo, che girava in bicicletta nelle campagne di Cabot Cove.

Fatto sta che alle ultime elezioni per il re del mondo, insomma per il presidente, la partita è finita sostanzialmente in parità. Ma la storia continua, anche all’interno dello stesso partito. Hillary Clinton e Barack Obama, cinquanta e cinquanta, fifty fifty. Non si riesce a prendere una decisione. Nessuno vuol farsi da parte. Si vota in due stati, uno a testa. Per quella strana legge che tende a compensare chi si trova leggermente in svantaggio, dandogli un’altra opportunità, rimettendolo in corsa.
Perchè ogni americano è indeciso, combattuto, dentro di sè. E non vuole perdere l’alternativa. La possibilità di confronto. O forse soltanto ha paura di commettere nuovamente gli stessi errori.

lunedì, aprile 14, 2008

Spaghetti western

Ore 15. Si chiudono le operazioni di voto. Mi guardo attorno, indifferente, lontano. Vedo solo la citta' di Dublino che si stende sotto i miei occhi, dall'alto del Gravity bar all'ultimo piano della fabbrica Guinness. Sento solo il sapore di una birra che e' del tutto differente da cio' che ci viene servito in Italia. Forse incontro soltanto uno stile di vita diverso da quello che ci viene propinato nel nostro paese.
Forse non e' tanto importante chi vincera', piuttosto quanto ognuno riuscira' a far valere le proprie idee. Abbiamo bisogno di rivalutarci, di credere nelle possibilita', nel rilancio. La competizione deve essere stimolo, il confronto un dialogo aperto.
Sono lontano, europeo, ma felice di essere italiano. Contento del rito del caffe' mattutino, della pasta a pranzo, delle parole gesticolate. Pronto ad affrontare l'avvicendamento politico, qualunque esso sia, con rinnovato entusiasmo.

mercoledì, aprile 02, 2008

Il gioco del gessetto

Qualcun altro ha deciso al posto mio . O forse non qualcun altro, ma una serie di condizioni. Detto in breve non andrò a votare. Perchè sarò lontano, in viaggio, il che mi sembra una giustificazione validissima. Mi tolgo dalla condizione di dover risolvere una marea di dubbi e rivendico invece il privilegio di criticare tutto e tutti.

Certo, il rovescio della medaglia è che non potrò lamentarmi nei prossimi anni, dovrò subire in silenzio il processo democratico che si rinnova. Dovrò guardare come sempre illusioni che svaniscono, aspettative disattese, senza concedermi il piacere di una sana polemica. Perchè è giusto contestare solo ciò che si è voluto, ciò che si è costruito con le proprie mani e il proprio voto.

Non ho la pretesa di giudicare le proposte, i programmi, non ho le competenze, le conoscenze. Altrimenti sarei candidato io stesso. Avevo anche pensato a un nome per la lista, qualcosa di ingannevole con simbolo tricolore, come partito delle libertà democratiche, o popolo democratico dei partiti liberi. Programma di lotta agli sprechi, energetici, economici. Taglio simbolico degli stipendi ai politici. Mi basterebbe sentire queste due cose, invece di vedere centinaia di pagine di idee e progetti, che puntano ad accontentare tutti sapendo che aumentare da una parte significa togliere dall’altra.
Starò lontano da tutto questo qualche settimana. Mi dispiace solo perdere l’avvincente finale, voto dopo voto, fino alla proclamazione del vincitore. Del Grande Fratello, ovviamente. Per le elezioni in fondo, comunque vada, non potrò lamentarmi.

sabato, febbraio 23, 2008

Yes, weekend

Oggi è arrivato il classico discorso aziendale. Puntuale come sempre. Il contenuto a grandi linee è fatto di forza ragazzi, siamo una grande famiglia, l’obiettivo è vicino. Dobbiamo darci da fare nell’interesse di tutti. Tra il mormorio generale mi è sembrato di sentire anche abolirò l’ici e liberalizzala. Insomma, riassumendo bisogna alzare la produttività, la qualità, la praticità. Yes we can. Si, noi possiamo. Non si poteva concludere meglio, facendo ancora un po’ di pubblicita’ a Pd e Barack Obama. Gli avrei volentieri risposto “yes, weekend”, ovvero dacci un po’ di calma adesso che è sabato sera e siamo ancora al lavoro quando tutti sono in giro a divertirsi.
Sembrava di essere ad un comizio elettorale, uno di quelli che vanno tanto di moda in questo periodo. Grandi promesse di benessere per il futuro, a patto di qualche rinuncia nel presente. E questa è una storia che già conosciamo. E ci piace riascoltarla, come una favola, la sera prima di andare a letto. E rinuncia a qualcosa per entrare nell’euro, rinuncia a qualcosa per rimanerci, rinuncia a qualcosa perchè arrivano i cinesi, rinuncia a qualcosa perchè governa la destra, rinuncia a qualcosa perchè governa la sinistra.
Fra tutti questi sacrifici rituali e’ rispuntato pure l’oracolo Beppe Grillo. Che una cosa giusta l’ha detta di sicuro: come si fa a scegliere chi votare se i programmi sono identici?

sabato, febbraio 09, 2008

Una poltrona per due (ruote)

Bologna si presenta cosi’. Liberale, alternativa, sulla facciata. Nervosa, irrequieta, se si cammina tra la gente. Tutti in guardia, sospettosi. Preoccupati per la crescente delinquenza, per l’immigrazione in costante aumento, per la perdita di controllo delle autorita’. Non ci si deve stupire allora se nasce un concorso per sensibilizzare la popolazione sulla tratta delle biciclette. Strappate ai loro legittimi proprietari, maltrattate, svendute agli angoli delle strade. Ognuno in cuor suo sa che passeggiando su e giu’ per via Zamboni l’occasione di portarsi a casa una due ruote e’ sempre li’ a portata di mano. Poi magari e’ anche la stessa bicicletta che ti avevano rubato sotto casa un paio di giorni prima. E in fondo tutti sappiamo che facendo cosi’ si alimenta il mercato nero, ma nessuno ha il coraggio di smettere. E il folklore continua, di citta’ in citta’, ruote viste di sfuggita, sellini in penombra, i prezzi bassi che non dispiacciono a nessuno.
Anche se un’altra strada era stata trovata: il mercatino dell’usato, che si tiene a periodi alterni, ma che non esercita lo stesso fascino. E soprattutto non ti porta la merce a due passi da casa. Ma, d’altro canto, non te la porta neppure via.
Ma la vera notizia bomba che scuote la quiete bolognese e’ la candidatura a sindaco di Beppe Maniglia. Per chi non lo conoscesse vi basti sapere che gira con un giubbotto di pelle e suona in piazza la chitarra elettrica, ovviamente quando non si trova in giro per l’Italia con il suo sidecar. E questo meriterebbe non un commento, ma un blog intero. Idee chiare, schiette, sincere. Un grande programma elettorale. Un esempio su tutti: troppi immigrati lavavetri ai semafori? Togliamo i semafori. Questa e’ vera politica.

martedì, febbraio 05, 2008

Kali Yuga

Secondo alcune credenze del Nepal ci troviamo nientemeno che nell’era dal Kali Yuga. Si tratta di un’era oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, e fino a qui ci siamo. Parole come “carità” e “libertà” vengono pronunciate spesso dalle persone, ma mai messe in pratica, e anche in questo caso ci avviciniamo abbastanza. Il principio della vita si trova nel cibo e gli uomini vivono fino a cento anni. Subito dopo verrà il periodo dei grandi carnivori che giustamente, vista la dieta, vivranno cinquanta anni. Nell’ultima era si vivrà solo sedici anni, e ci si ciberà di vegetali, frutta e fiori (e questa non è una bella pubblicità per i vegetariani). Alla metà del Kali Yuga il raja Vijayabhinandana dominerà il mondo e vivrà mille anni. Molti credevano si trattasse di Prodi, ma evidentemente si sbagliavano.
Oggi si sono sciolte le camere, come in quadro di Dalì, si sono fuse e torneranno presto mescolate con le stesse facce e qualche colore diverso, forse ad aprile, forse chissà. Napoletano incontrerà nel pomeriggio le alte cariche dello stato: Marini alle 18, classica ora da partita a scacchi con una buona tazza di tè, poi tutti a fare il giro degli aperitivi alle 19 con Bertinotti.
Tra le altre cose oggi è il famoso supermartedì. Il giorno in cui si svolgono le elezioni primarie per i candidati alla casa bianca in molti stati. E anche qui si preannuncia battaglia.

lunedì, gennaio 14, 2008

Testa a testa

Quanto mi piacciono le elezioni americane. Con tutti quegli stati che piano piano si colorano, i colpi di scena, le alleanze nascoste. Tutti dicono che mai come quest’anno la situazione e’ incerta e senza un reale favorito: ogni volta che un repubblicano o un democratico sembra sull’orlo del precipizio ecco che il pronostico viene ribaltato e l’arzillo pretendente torna in corsa.

Un mondo fatto di obiettivi e voti conquistati passo passo da quei candidati che sembrano usciti da un film. Che poi uno ne è davvero uscito dal piccolo schermo. Una star del telefilm Law and order, reciclato e candidato presidente. Giusto per non far mai dimenticare il ruolo dei media nella società moderna. Tanto più che un altro concorrente di questa girandola elettorale è il fondatore di un canale televisivo cristiano, una sorta di pastore da televendita. C’è poi ovviamente spazio per i reduci, che mai come in questo periodo di insicurezza riescono a riscaldare gli animi delle folle. Da una parte il combattente ruspante, eroe del Vietnam, che parla chiaro e senza compromessi; dall’altra il militare che ha fatto carriera, che ha guidato la commissione forze armate, che ha voluto innalzare una barriera tra Usa e Messico per fermare l’immigrazione. E, ironia della sorte, di nome fa Hunter (si, insomma, Cacciatore).

Ma queste sono soprattutto le elezioni delle novità. Una donna che non ha bisogno di presentazioni perche’ la parola Clinton spiega già tutto, un uomo di colore simbolo del sogno americano, addirittura un mormone che non gira come si potrebbe pensare con barba lunga e cappello nero. Tante alternative e buoni propositi, con la segreta speranza che non vinca a sorpresa un terzo componente della famiglia Bush.

lunedì, aprile 23, 2007

Rosa dei venti

Quando si parla di elezioni l’Europa si scuote. Va in scena proprio in queste ore il primo turno del duello per le presidenziali francesi. E tra un Sarkozy e una Royal mi è difficile capire quanto in realtà la mia vita potrà cambiare per opera di uno di questi personaggi. L’unica cosa che mi è chiara è che in Francia o sei da una parte o dall’altra. Come dovrebbe essere. O meglio non tutto è o bianco o nero. Ma ci sono programmi chiari, posizioni precise, obiettivi diversi. Ci sono candidati che parlano nelle banlieu solo se hanno qualcosa da dire, qualche progetto in mente. Non come i politici italiani che parlano sempre di tutto e questa sera non perdono l’occasione per andare in tv a tifare per diverse fazioni. Quindi scegli, o questo o quello, e sai cosa ti aspetta.
In Italia invece la differenza non c’è: partiti identici da una parte e dall’altra, declinazioni di una stessa identica origine. Come quando si legge una rosa dei venti con i punti cardinali: nord, nordnordest, nordest, nordestest, est. E’ la stessa cosa: sinistra, sinistra radicale democratica, sinistra democratica centrista, sinistra destrista accentrata e così via...

Ma la giornata di oggi è soprattutto la classica domenica nella quale lo sport fa da padrone e infila emozioni una dopo l’altra. L’Inter vince lo scudetto, il quindicesimo della sua storia, esultanza tutta la notte in piazza duomo. Prima vittoria esterna del Parma, esultanza tutta la notte a casa mia. E’ anche la prima volta che vedo Valentino Rossi arrivare decimo dopo essere partito in testa, colpa delle gomme che praticamente si sciolgono. Intanto tornando agli scudetti il Celtic in Scozia vince il quarantunesimo. In Francia è il Lione a conquistare il titolo. Nel tennis Nadal batte Federer, Italia femminile sconfigge Cina. Domani riparto per Valencia, e vado a vivere un po’ di sport in diretta, con l’America’s Cup e che mi attende.