Made in Andalusia
Valigia che sembra uno zaino. Anzi, zaino che sembra una valigia. Vuota. Perchè non so cosa prendere su, non so neanche di preciso dove sto andando. Voci di corridoio parlano di Granada, Cordoba, Siviglia, Madrid. Un po’ da amici di amici, un po’ sulla strada. Immancabile macchina fotografica, monodose di gaspacho, vaschetta di pasta per sopravvivere domani che tutto è chiuso. Immagino milioni di spagnoli che vanno al mare, col freddo, le nuvole. E io che indosso quattro maglie per non gelare di notte. Certo, fossi andato a studiare in Islanda sarebbe stato peggio.
Ho l’immancabile guida dell’Andalusia anni sessanta, ricordo di un viaggio di qualche parente hippie. Una cartina di Siviglia, con indicazioni in italiano, forse trovata nell’uovo di Pasqua. Gli appunti di storia del jazz, la voce di Billie Holiday in testa. Scarpe per camminare, pantaloni arrotolati nella borsa, occhiali viola a goccia da figlio dei fiori, braccialetti che non servono a niente.
Certo è che il blog se ne stara zitto per un po’, a meno di improbabili connessioni wifi (inteso come senza fili ma anche senza computer) in giro per la Spagna. Solo un paio d’ore. E via.
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