martedì, aprile 03, 2007

Italian pride

Oggi la conquilina mi saluta dicendomi che inizia la Coppa America. Che poi non è vero, mancano due settimane. Ma oggi c’è questa falsa partenza, l’ultima prova di “qualificazione” nella quale le barche si fronteggiano tutte insieme. In uno spettacolo unico. Sette gare in quattro giorni.
Mi precipito al porto, rapido giro tra le basi dei team e poi sdraiato in un prato, davanti al maxischermo. Come se fossi sul divano di casa. Con la differenza che qui mi alzo, mi giro verso il mare e vedo davvero gli equipaggi che lottano tra acqua e vento. Ma seguire una regata è piuttosto complesso, è più facile avere una ripresa dall’elicottero, trenta gommoni con telecamere, simulazione virtuale e commento tecnico. In spagnolo, pessimo tralaltro.
Di fianco a me è seduto il figlioletto di un grinder di Oracle. Che non sta mai zitto (il figlio, non Oracle). Poco più in là ci sono le riserve svedesi, il cuoco dei sudafricani, un massaggiatore tedesco.

Fatto sta che la gara è stupenda: errore enorme di Alinghi, campione in carica, proprio in partenza. Sfida apertissima, condizioni instabili. Come per magia due barche italiane, perfette, davanti a tutti, con Luna Rossa che arranca nelle retrovie. Figlioletto che commenta “china sucks”, quando la barca del papà si trova a lottare coi cinesi in ultima posizione. I più forti faticano, Alinghi recupera, l’Italia lanciata verso la prima vittoria. Quando proprio nell’ultimo quarto di gara il vento sparisce in ogni angolo di mare, le vele si sgonfiano, si rompono, si incastrano. Tranne quella di Oracle, che passa tutti e vince. Secondi i sudafricani che se non altro per il nome (Shosholoza) qualcosa si meritano. Mascalzone Latino terzo, Luna Rossa settima, +39 soltanto decima dopo un’ora al comando. Ma è solo l’inizio.
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