Tic tac
Quando inizi a lavorare e hai un contratto a termine non ti rendi nemmeno conto di cosa sia. Il primo giorno arriva il capo e ti mette qualcosa nel taschino della camicia. E tu chiedi :”Cos’è?” “E’ una bomba a orologeria. Ma non ti devi preoccupare. Scoppia tra due mesi.” E subito rimani un po’ sconcertato, ma già dopo un paio di giorni non ci fai più caso. L’orecchio si abitua al ticchettio e lavori con calma, tanta ce n’è di tempo prima che finiscano due mesi. Dopo qualche settimana riguardi nella tasca della camicia e vedi ancora la bomba. “Ma si, manca ancora un mese”. E il ticchettio torna ad essere un ronzio senza senso. Quando però manca una settimana al termine senti di nuovo qualcosa. Sempre più insistente, tic, tac. Sei nervoso, agitato. Tre giorni. La testa ti scoppia, il ticchettio è un martello pneumatico nel cervello. Due giorni. Uno. Finchè arriva il capo, toglie la bomba e ti rimette qualcosa nel taschino. “Cos’è?” “E’ una bomba a orologeria. Ma non ti devi preoccupare. Scoppia tra due mesi.”
Così qualcuno mi aveva spiegato il lavoro interinale, o a progetto, o come preferite chiamarlo. E in questi giorni in ufficio si vive la tensione del termine contratto che si avvicina. Qualche rinnovo, qualche esclusione. Di sicuro nessuna certezza.
Così qualcuno mi aveva spiegato il lavoro interinale, o a progetto, o come preferite chiamarlo. E in questi giorni in ufficio si vive la tensione del termine contratto che si avvicina. Qualche rinnovo, qualche esclusione. Di sicuro nessuna certezza.
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