Stakanovismi
L’idea che mi frulla per la testa è questa. Oggi mi hanno comunicato i turni per la prossima settimana e se non sbaglio dovremmo essere negli ultimi giorni del duemilasette. Anzi, ne sono quasi certo. E mi hanno anche detto che si usa festeggiare, non si sa bene se per l’anno che se ne va o quello che arriva. Comunque il piano d’azione è questo: arrivo in ufficio alle quindici del trentuno dicembre, resto fino alle ventitre. Festino fino all’alba, sei e mezza sette. Caffè e doccia gelata. Autobus festivo, vuoto immagino. Lavoro dalle dieci alle diciotto. Un after hour come si deve, con tanto di fame chimica e palpebra calante.
D’altronde mi sembra l’unica soluzione, non bisogna mai farsi condizionare troppo dagli impegni. Un po’ come faceva Stakanov, che se ne stava giorni e giorni nella sua bella miniera di carbone e non era mai stanco. Specializzatissimo, svolgeva da solo tutta l’opera di precisione e lasciava i trasporti pesanti ai colleghi, con un aumento della produttività di quattordici volte. Tutto bene, fino a quando l’Unione Sovietica non iniziò a chiedere a tutti di fare come lui.
Grazie Stakanov, se lavoriamo anche a capodanno e anche un po’ merito tuo.
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