sabato, febbraio 03, 2007

Lap Dance

In equilibrio precario e costante. Penso che non ci siano parole che meglio si adattino all’inizio di questo viaggio. Non solo per il “perchè” di un esperienza senza obiettivi precisi, sostenuta soltanto da un’improvviso sorriso verso il mondo e i suoi abitanti. Ma soprattutto per il “come” comincia quest’avventura. In uno disperato sforzo per rimanere in piedi ondeggiando con movenze da ballerina di lap dance grazie all’equilibrato carico di zaino, valigia, marsupio. Candidamenti portati tra la varietà umana dei mattinieri pendolari del treno per Milano, sardinizzati tra i vagoni, e poi tra la perduta gente della metropolitana, abili e allenati ottimizzatori di uno spazio ridottissimo.

Finchè si arriva alla tanto sospirata stazione dalla quale partono i collegamenti per gli aereoporti. Ci sono due compagnie di autobus che si contendono i passeggeri.
Ne scegli una, così, senza soffermarti su marchi con messaggi subliminali e colori dei biglietti da indagini psicologiche. Pronto a partire, seduto nel tuo pullman con aria condizionata (d’inverno). Ed è in quel momento che scopri che solo nei film e in Italia succedono certe cose. I pullman rivali si mettono uno accanto all’altro, bloccando la strada, magicamente in un attimo gli autisti scompaiono. E subito il tuo pilota (si non è un semplice autista, è un pilota dell’estremo), comincia a suonare clacson, trombette, lingue di menelick. Perchè gli avversari fanno un sabotaggio sottili, ti lasciano dieci minuti bloccato per farti perdere tempo e far slittare quella perfetta macchina che è un servizio navetta per l’aereoporto.
Quando tutto si risolve, il viaggio sembra un attimo. Check-in, boarding, gate, tutte parti di un meccanico processo durante il quale vieni perquisito e setacciato, bastano dieci cent in una tasca per far suonare il metal detector. C’è la macchina controlla scarpe, la postazione controllo pc, l’addetto al sequestro liquidi (!). Imbarco, volo, turbolenza, atterraggio.

Valencia mi accoglie con un vento freddo che soffierà due volte in un anno. D’altronde è la città della coppa america. Ma mettersi la cuffia quando in valigia hai solo magliette è certo un fatto preoccupante.
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