Catodicismi
A volte è desolante essere in casa, sul divano, accendere la tv. E sentire Woody Allen che parla come il dottor House che a sua volta ha la stessa voce dell’uomo ape dei Simpson. Quella stessa cadenza spagnoleggiante che non si adatta per nulla ai movimenti delle labbra, alle espressioni del viso. Perchè spesso la forza di un attore sta proprio nella sua voce, inconfondibile, profonda e a volte stridula, concitata e rilassata. E nella bravura del suo doppiatore. Forse sarà colpa mia che ancora non ho l’orecchio allenato alla cadenza, alla pronuncia di questo paese: ma mi sembra seriamente che in televisione abbiano tutti la stessa voce. Un po’ come i cinesi che sono tutti uguali.
Anche un po’ come i canali tv che sono tutti uguali.
Anche un po’ come i canali tv che sono tutti uguali.
Mi abbandono allora tra le braccia di Internet, che sempre di più diventa ricettacolo di video e programmi da tutto il mondo. Trovo il cartone animato di una ragazza giapponese che gioca a pallavolo, e ama un ragazzo anch’egli giocatore. Già visto, già sentito. Mila e Shiro. Soltanto che qua si chiama Juana y Sergio, doveroso omaggio alla voglia di nazionalismo che annienta ogni parola straniera. Certo non ho mai capito perchè in Giappone nessuno avesse gli occhi a mandorla. Poi Mila ha addirittura i capelli rossi. Ma pensare che a fine partita lei e Shiro-Sergio vadano a prendersi una paella proprio non esiste.
Subito dopo Oliver e Benji. Qui più o meno ci siamo, campi da calcio lunghi sette chilometri, flashback che durano tre puntate, Giappone che vince i mondiali. Se non fosse che la sigla è quella di Lupin. E mi sorge il dubbio che Cristina D’Avena non sia proprio un guru della musica mondiale, ma piuttosto una ragazza come tante che una volta all’anno va nel paese del sol levante, si compra la compilation “Top of the cartoons volume 12”, torna in Italia e vende milioni di dischi. Di canzoni tradotte e cantate con voce ingenua e spontanea.
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