Considerazioni inattuali
“Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d'intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.”
Non so perchè mi sono tornate in mente queste parole, discorso di un Chaplin ispiratissimo. Forse per la giornata surreale che ho vissuto. Ho rivisto amici che non vedevo da molto tempo. Dieci anni, per la precisione. E quando si hanno vent’anni e poco più, sono veramente molti. Amici che sono molto nel mio passato e pochissimo nel mio presente, volti, espressioni, parole e ricordi d’infanzia. Un’altra città, un’altra casa, un’altra scuola, un’altro micromondo, un’altra sensazione, un’altro obiettivo, un’altro sguardo. Perchè si può viaggiare continuamente e vivere da cittadini del mondo, ma non si possono cancellare le radici, i luoghi dove siamo cresciuti, i prati dove abbiamo giocato e iniziato a costruire la nostra vita.
Ho visto per un giorno come sarebbe stata la mia esistenza se al bivio di dieci anni fa avessi preso l’altra strada. Nè migliore nè peggiore, forse solamente diversa. E poi chissà, magari sarei uguale ad ora. Perchè l’ambiente che hai attorno ti modifica, ti influenza, ma non può crearti in un modo prestabilito, preciso, convenzionale. Per fortuna. Altrimenti saremmo tutti davvero calciatori e veline, arrivisti, egoisti, politicizzati e via dicendo.
Guardarmi nello specchio del passato mi ha lasciato un velo di malinconia. Ma anche la voglia di afforntare scelte, bivi, senza paura di perdere nulla. Perchè tutto può tornare a trovarti per caso in un pomeriggio di primavera.
Non so perchè mi sono tornate in mente queste parole, discorso di un Chaplin ispiratissimo. Forse per la giornata surreale che ho vissuto. Ho rivisto amici che non vedevo da molto tempo. Dieci anni, per la precisione. E quando si hanno vent’anni e poco più, sono veramente molti. Amici che sono molto nel mio passato e pochissimo nel mio presente, volti, espressioni, parole e ricordi d’infanzia. Un’altra città, un’altra casa, un’altra scuola, un’altro micromondo, un’altra sensazione, un’altro obiettivo, un’altro sguardo. Perchè si può viaggiare continuamente e vivere da cittadini del mondo, ma non si possono cancellare le radici, i luoghi dove siamo cresciuti, i prati dove abbiamo giocato e iniziato a costruire la nostra vita.
Ho visto per un giorno come sarebbe stata la mia esistenza se al bivio di dieci anni fa avessi preso l’altra strada. Nè migliore nè peggiore, forse solamente diversa. E poi chissà, magari sarei uguale ad ora. Perchè l’ambiente che hai attorno ti modifica, ti influenza, ma non può crearti in un modo prestabilito, preciso, convenzionale. Per fortuna. Altrimenti saremmo tutti davvero calciatori e veline, arrivisti, egoisti, politicizzati e via dicendo.
Guardarmi nello specchio del passato mi ha lasciato un velo di malinconia. Ma anche la voglia di afforntare scelte, bivi, senza paura di perdere nulla. Perchè tutto può tornare a trovarti per caso in un pomeriggio di primavera.
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