Da qualche parte
GIORNO 13, ULAANBATAAR, MONGOLIA
Arrivati, in un qualche modo, in Mongolia. Tanto se ne e' parlato, nei giorni passati, di questo fantomatico confine, dell'uscita dalla Russia, delle formalita' alla frontiera. Controlli rigorosi, lunghe attese, ma nulla di piu'.
E quindi eccoci a Ulaanbataar. Metropoli in mezzo al nulla. Un altro paese, enorme, con un unica citta' e una lunga strada che la taglia in due, fino alla Cina, senza diramazioni.
Difficile muoversi su sterrati sconnessi, ma soprattutto, ancora di piu', difficile comunicare. Comprendere.
Al ristorante si ordina indicando, o facendo il tiro a segno sul menu. Stesso alfabeto della Russia, il cirillico, ma lingua totalmente diversa. Quindi poco utile quanto appreso finora, in giorni di impegno e attenzione, persi i preziosi buongiorno, grazie, scusi, mi chiamo, e i numeri. Incredibile accorgersi dell'importanza dei numeri.
In compenso trovato un buon ostello come appoggio e organizzato un giro in una zona interessante della Mongolia. Con un piccolo deserto, qualche montagna, un paio di laghetti, quasi una mappa in miniatura di una nazione che richiede un tempo immane per essere apprezzata. Se non altro per la difficolta' degli spostamenti.
Via per quattro giorni, a dormire nelle gher, le tende rotonde tipiche della tradizione nomade, a conoscere da vicino una cultura che anche se si lascia avvicinare dal turismo riesce a mantenere le proprie peculiarita'. Strano, forse per la prima volta, perdere l'orientamento. Andare in una zona, piuttosto che in una citta', che non ha un nome preciso, un punto sulla mappa. E solo li, a un certo punto. Da qualche parte.
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