L'impero perduto
GIORNO 1, MOSCA, RUSSIA
A quanto pare la
Russia vuole mostrare i denti fin dal principio. Una splendida bufera di neve
ci accoglie all’uscita dell’aeroporto Mosca Domodedovo. Colbacchi imbiancati
della polizia, un certo senso di straniamento, l’arrivo alle due e mezza di
notte tramutate in quattro e mezza locali, ci convincono in pochi minuti a non
tentare l’attraversamento della porta a vetri della zona arrivi. Si attende, il
tempo non manca. Il viaggio e’ iniziato, ora l’importante e’ trovare la
sintonía con questo paese. Capire l’attimo.
L’aeroporto e’
sempre un luogo interessante nel quale muoversi in cerca di indizi, di
esperienze. L’ambiente finto familiare nel quale non ci si sente inopportuni a
tentare lo scontro con la lingua russa. Con l’alfabeto cirillico. Uno spazio dove
il tempo e’ sospeso e ogni ora e’ simile alle altre, con gente indaffarata in
partenza, corpi mollemente adagiati sulle poltrone in attesa, sguardi persi sui
tabelloni informativi. Riposare qualche ora, la soluzione giusta. Risveglio
senza bufera. Incastrato tra i braccioli, due passi per riprendere la posizione
home erectus e via, nell’aria pungente di quella primavera che inaspettatamente
ha congelato il paesaggio. Una mezz’ora di treno circondato da alberi
intirizziti e poi Mosca, una línea di forme contrastanti contro il cielo
livido, grattacieli sinuosi, case appuntite, cupole dorate. E poi, sotto terra.
Il labirinto barocco e sfarzoso della metro, le fermate con le vetrate colorate
e le colonne di marmo, le decorazioni sovietiche in ottone, i ponti e le
gallerie di una citta’ sotto la citta’ che risplende come la cattedrale di un
impero perduto, nascosto al riparo nel sottosuolo.
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