Bologna radical chic
Curiosi più che lettori che si assiepano ai lati dei banchi ingombri, sotto lo sguardo vigile di stanchi rivenditori. C’è chi si lancia sulle dispense d’arte, chi sul manuale di pronto soccorso. Uno scatolone di libri di Freud invenduti: stimato da tutti, letto da nessuno. Forse perchè non è mai bello sentirsi indagati, psicanalizzati. Accanto un’altra scatola, giardinaggio, agricoltura, astrologia.
Persone concitate che sfogliano e incartano volumi, con velocità sorprendente, forse contagiati da quell’interesse radical chic per i libri vissuti, per la cultura di seconda mano. O forse perchè vogliono riempire gli spazi vuoti nella libreria, da mostrare a uno bravo quando li viene a trovare. O forse perchè davvero li vogliono leggere.
Un volumetto lontano attira la mia attenzione, teatro di Ibsen, mai letto e appena sentito, da quanto mi ricordo un po’ psicotico e fissato con presenze inquietanti, fantasmi del passato che non si possono dimenticare. Un uomo che scrive in una terra fredda, Svezia o Norvegia. Non mi ricordo bene. Sicuramente un posto pieno di fiordi, un po’ desolato e angosciato, al di fuori del mondo come le storie che racconta. Un euro per un pezzo di letteratura, immortale. Forse da leggere e vivere, attraverso sensazioni che dalle pagine passano alla pelle, dalle lettere al respiro. O forse solo da portare via, mettere in libreria o sul comodino. In attesa. Se non altro per avere un piccolo pezzo di terra lontana nell’ambiente rassicurante della propria casa.