mercoledì, gennaio 21, 2009

En una noche

Mi ero quasi dimenticato di quanto sia bella la notte. Silenzio attorno, tempo relativo, immagini sfumate in un generale senso di quiete.
Ricordo che c'è stato un periodo nel quale tornavo a casa la notte e scrivevo. E ogni volta qualcosa di particolare colpiva la mia mente, faceva scattare un meccanismo che poteva lasciarmi anche per ore a riflettere o semplicemente a guardare il soffitto, ad ascoltare una canzone. Senza il continuo martellare della società moderna, senza gli strepiti di apparecchi televisivi, senza la fretta di doversi riposare assolutamente.

Sarà forse perchè ogni cosa di notte ha una diversa sfumatura, o perchè le ore scorrono senza fretta, ma tutto mi sembra più chiaro, più semplice. Sarà anche perchè in città il contrasto tra le due parti del giorno è fortissimo, dalla confusione al nulla, dallo stress al relax.
E questo accentua un nuovo punto di vista: non mi sembra di buttare le giornate, che iniziano molto più tardi del solito. Perchè la notte, con il suo fascino immobile, mi regala la voglia di creare ed esprimere. Ed è questa l'unica cosa che conta.

martedì, gennaio 20, 2009

Waiting list

Periodo di cambiamenti, nervosismo alternato, intermezzi di felicità immotivata. Le mie giornate nell'ultimo periodo sono fatte soprattutto di riflessione, immaginazione, ricerca di stimoli e obiettivi. Relazioni sociali, poche, e qualche passaggio nel virtuale. Perchè ora sembra più facile tenersi in contatto con le persone alle quali teniamo. E, rovescio della medaglia, è più difficile eludere chi avevamo cancellato dalla memoria e dalla lista degli amici.
Ho scoperto che non mi piace che troppe persone si interessino della mia vita privata. D'accordo, lo sapevo già, e ho sempre esagerato in questo senso, raccontando poco, a tratti, senza dare mai informazioni complete e precise. Ecco perchè ho un profilo di social network così anonimo, ecco anche perchè questo blog è sempre così scarso nei riferimenti alla vita concreta. Ma nello stesso tempo mi sono reso conto che vorrei condividere emozioni e sentimenti con certe persone, e che invece tengo sempre tutto per me, in una sorta di gelosia fine a se stessa.
In fondo si tratta solo di periodi, nientaltro. Nei quali è bello non dover rendere conto a nessuno, nei quali non si è sotto gli occhi di tutti per una scelta azzardata. Nei quali ogni piccolo evento può giocare un ruolo determinante.

domenica, gennaio 04, 2009

Tre pensieri di inizio anno

Fra poche ore sarà l'alba della prima domenica dell'anno. Non si tratta di un giorno particolare, nè si celebra una qualche ricorrenza, nè è successo alcun avvenimento degno di essere ricordato. Eppure mi piacerebbe fissare questa domenica nella mente come un giorno abitudinario, carico di una bellezza semplice, dato dalla città che silenziosa si distende nel freddo invernale.
La notte è piena di musica. Ho scoperto di abitare sopra un pub, che avevo intravisto passeggiando, e che ora ritrovo curiosamente sotto la finestra di casa. Voci allegre si mescolano a sbadigli e a una selezione di rock anni ottanta. Un suo confuso, piacevole, sommesso. Una macchina di tanto in tanto irrompe con un fruscio di marce tirate e foglie che scricchiolano.

Domani è l'ultimo giorno in scena per lo spettacolo che ormai mi accompagna da tre mesi. E che mi ha segnato, nel bene e nel male, portandomi forse a scelte non così semplici. Vedrò le quinte, gli oggetti, sciogliersi lentamente per lasciare spazio al palco vuoto. E nella notte crescerà una nuova scena, un nuovo ambiente, che mi convolge in modo differente, che piano piano mi induce a riaprire il cassetto dei sogni e a scegliere il più bello, il più nascosto.

Un susseguirsi di sensazioni non mi da pace. Non cerco certezze, risposte, segnali. Ma nulla è chiaro o definito. E capire quali siano i passi da muovere in questo inizio d'anno è un'impresa dal risultato incerto.

sabato, gennaio 03, 2009

We can start all over again

E' giunta un'altra volta l'ora di cambiare casa. Resto a Roma, mi sposto solo di un paio di chilometri, resto nell'ambito del conosciuto almeno per le vie che incontro, i tavoli dei ristoranti, le linee tortuose degli autobus. Ma ogni volta che trasloco rivivo un insieme di emozioni contrastanti, fatte di piccoli ricordi, oggetti nascosti. Passo in rassegna gli ultimi mesi. Affondo le mani nel cassetto del comodino, ritrovo di inutilità, biglietti gettati, scontrini sbiaditi, tappi di bottiglia.
Preparo subito uno zaino che mi consentirebbe di vivere tranquillamente per i prossimi sei mesi. E poi inizio a spostare la massa di oggetti superflui che mi circonda. Ogni volta penso che ridurrò il tutto all'indispensabile, all'essenziale, per affrancarmi dalla schiavitù del consumismo, dal dilemma di come abbinare un pantalone nero con una maglietta rossa. E invece eccomi da capo.

E allora esco, nella notte, con indosso una felpa, un gilet e una giacca dell'abito. Per non sgualcirli. E un cilindro in testa, l'eskimo, la kefia, lo zaino da viaggio, lo zainetto, la borsa del pc. Che, tra l'alimentatore e le cuffie, accoglie volentieri anche un paio di lenzuola, una bottiglietta di shampoo, una camicia arrotolata che non incontrerà mai un ferro da stiro. Ho un tappo di spumante nella tasca dei jeans.
Una volta a casa non ho sonno. Penso di scrivere qualcosa. Preparo un risotto, anche se sono le tre. E mi guardo intorno. Saluto la mia stanza. Dove tutto ha di nuovo inizio.