giovedì, marzo 27, 2008

Pure imagination

Sono stato in una di quelle edicole, a labirinto, con scaffali di riviste mai incontrate. A volte non riesco proprio a capire come faccia ad esistere così tanta carta stampata. Forse è un bene, aumenta la pluralità di sguardi. O più semplicemente cresce la possibilità di occupazione di un laureato fotocopia di qualche disciplina umanistica. In fondo siamo definiti cittadini di un paese nel quale tutti scrivono e pochi leggono, in quei sondaggi da porta a porta nei quali il campione prescelto in proporzione acquista meno giornali del campione finlandese.

Certo, sono solo statistiche. Ma la certezza è che non tutto ciò che è scritto venga letto. Sarebbe impossibile seguire la fiumana di giornali, inserti, allegati, monografie, speciali, reportage. Molti dei quali, perlopiù, resistono grazie a finanziamenti statali e pagine su pagine di pubblicità. Diventa tutto, come sempre, un’operazione commerciale, nella quale non importa tanto il contenuto, ma il denaro che si mette in circolo. In una catena infinita.
Nello stesso tempo però apprezzo veramente chi scrive su questi giornali. Perchè svolge la propria missione con perseveranza, passione, e sorprendente inventiva. E’ necessaria l’immaginazione di un bambino per avere sempre una storia da raccontare su riviste come ‘Il gommone’, ‘Armi e tiro’, ‘Il comportamento del cavallo’.
Veramente, vi devo tutto il mio rispetto.

domenica, marzo 23, 2008

Un anno fa

Un anno fa non era un anno fa. Ovvero l’ultima Pasqua cadeva un paio di settimane dopo. Era sempre domenica, ovviamente. Ero lontano da casa, batteva un sole forte che scaldava la pelle. A pranzo ero da amici, al settimo piano di un palazzo in una via dal nome arabeggiante. Silenzio nelle strade, calma, inizio di primavera. Poi ricordo un tavolo rotondo, una televisione con un solo canale, i volti delle persone, lasagne e gamberi. La sera a mezzanotte avrei preso un autobus per partire, verso il sud e l’Andalusia. Era tutto diverso.
Non sto dicendo migliore, peggiore. Soltanto diverso. Oggi sono a casa, e mi sembra il momento giusto per esserci. Come era perfetto stare via un anno fa con un biglietto in tasca e qualche amico col quale condividere l’esperienza. Mi piace ripensare ai particolari, quelli splendidi e inutili, che ti fanno ricordare ciò che hai vissuto. Senza malinconia, ma con intensa partecipazione.

In questi giorni ho riguardato i luoghi dove sono cresciuto, quei panorami fatti di distese e colline, di colori. Ho rivisto tanti volti, che da troppo avevo lasciato in disparte. Come se avessi un limite, continuo, nel coltivare un rapporto, una relazione sociale.
Sento che la soluzione giusta è sempre guardare in alto, avanti, lontano, ricercando una strada differente. Ma senza dimenticare le persone, i dettagli, i momenti, che mi hanno reso la persona che sono.

sabato, marzo 15, 2008

Pro creazione assistita

Il mondo non finirà mai di sorprendermi.
Cercavo qua e la le informazioni meteo per prepararmi a un lungo viaggio. Forse non andrò troppo a nord, non vedrò l'aurora boreale o semplicemente la neve. Ma e' meglio sapere a cosa si va incontro. E allora guardavo la cartina, scorrere verso nord, con gli stati dell'Europa che passo passo si fanno più grandi e desolati. Siamo troppo abituati a fissare il cuore del continente, un'accozzaglia di staterelli dai confini irregolari, che nessuno sa con precisione quanti siano, come siano incastrati.
E invece lassù al nord i paesaggi sono senza tempo e senza spazio, si gettano nel mare e tra i ghiacci per le nazioni sono sconfinate. E' cosi' che ho scoperto le isole Svalbard, un arcipelago di terra gelata dimenticato da tutti. Scogli grandi come l'Irlanda, oltre il circolo polare, governati dalla corona norvegese. Duemila simpatici abitanti. Minatori perlopiù, qualcuno impiegato nel turismo e otto folli che gestiscono una stazione radio.
E' qui che nasce un progetto che sembra l'arca di Noè dei nostri giorni. E' la banca dei semi, una sorta di deposito mondiale di qualsiasi vegetale conosciuto, una vera e propria banca genetica. Il governo norvegese sta scavando una galleria di centoventi metri nella roccia sull'isola di Spitsbergen, portando la temperatura a -18 gradi centigradi dagli originari -6 della zona. La banca avrà porte blindate antiesplosione e due prese d'aria. Il motivo di questo progetto è prevenire l'estinzione delle piante a causa di una catastrofe mondiale come la guerra nucleare o il riscaldamento globale, tanto è vero che il tunnel si trova a centotrenta metri sopra il livello del mare.
Un'ipotesi decisamente poco ottimistica.

venerdì, marzo 14, 2008

Deja vu

Uno slancio di narcisismo e determinazione mi ha spinto ad un’azione inaspettata. Mi sono cercato su internet. Ovvero ho scritto il mio bel nome e cognome, virgolettato, e l’ho lanciato in quella ricerca di quattro millesimi che sfoglia un qualche milione di pagine web. Non tanto per scoprire quanto sono famoso. Anche perchè ognuno è famoso per quindici minuti, o quindici pagine, che dir si voglia.
Quanto per la curiosità di scopire un’omonimia, di incontrare un deja vu, un ricordo del passato, un parente perduto. E i risultati sono stati sorprendenti. Merito forse di un nome che è piuttosto diffuso, il sesto più usato in Italia. Sesto come Sven in Svezia, Ian in Polonia, Charles in Gran Bretagna. D’accordo, anche Sigurd in Norvegia.
A conti fatti ho scoperto che un omonimo si pubblicizza come mago del telemarketing, di una società che non ho ben capito cosa venda. Un altro ha inserito un annuncio su un sito di trattori usati, vende un Lamborghini quasi nuovo e una macchina specializzata per la raccolta delle bietole. E il solo fatto che esiste un macchinario del genere mi riempie di orgoglio. A Torino invece l’ennesima fotocopia di me stesso lavora come giullare e saltimbanco. Lo assicuro, non sono io. Anche se mi piacerebbe davvero.
Ma in assoluto l’esponente migliore di questa piccola famiglia è un calciatore del Lazio. Il referto arbitrale racconta: "Espulso per condotta violenta nei confronti di un avversario, alla notifica del provvedimento offendeva e minacciava l'arbitro e afferrava per i capelli lo stesso avversario. Mentre lasciava il terreno di gioco spingeva leggermente un assistente arbitrale, lo offendeva ed incitava il pubblico a comportamenti violenti. Dall'esterno continuava nelle minacce." E ovviamente col suo comportamento dava inizio a una gara di solidarietà. "I sostenitori durante la gara, in occasione di due espulsioni dei giocatori della squadra, sputavano più volte contro un assistente arbitrale attingendolo al viso, alle braccia e alle gambe".
Come sempre il calcio ha qualcosa da insegnarci.

sabato, marzo 08, 2008

Quel che deve succedere

Ieri sera sono andato a teatro. E quando vai a teatro non sai mai cosa aspettarti.
Oltretutto devo scrivere un pezzo, aggressivo, su questo spettacolo che è tutto un urlare in faccia, un continuo buttar fuori insofferenza, gioia e dolore. Sono entrato tra il pubblico, con il mio volto di studente alternativo, biglietto alla cassa, sopracciglio alzato di chi guarda tutto con interesse. Un passaggio come tanti che per me è sempre emozione, quando sento l’arte attorno, la tensione della scena, il calore del pubblico.
E tutto poteva essere un po’ diverso. Perchè proprio per la rappresentazione del giorno precedente avevo un accredito stampa. Ovvero un posto riservato, gratuito, da giornalista. Niente di importante, ma è la prima volta che qualcuno mi fa guardare uno spettacolo affinchè possa scriverne un pezzo. Anche se a conti fatti ho pagato il biglietto la soddisfazione rimane.
Intanto ripenso a immagini che possano tramutarsi in parole, a colori che possano diventare frasi, a movimenti che si possano lasciar imprigionare in un titolo, in un commento. Poi se è destino un’altra occasione arriverà.

giovedì, marzo 06, 2008

Punto di partenza

Leggendo questo blog potrebbe sembrare che io sia andato a Torino e non abbia più fatto ritorno. Perchè da quel momento in poi per infiniti giorni non ho più dato alcuna notizia. Non ho più scritto, commentato. O meglio, ho scritto tanto, troppo, ideato e cancellato, strappato (no, non il pc…) e rivisitato quella che potrebbe essere la mia tesi di laurea.
Ho anche una data, finalmente, ed è la mattina del 28 marzo. Un venerdì “di grande pregio storico e artistico”, come il palazzo che lo ospita. Nel quale non è consigliabile lanciare uova e farina, nè contro gli affreschi del settecento ne’ contro il sottoscritto.
Intanto sono successe tante cose. Colloqui di lavoro, qualche ipotesi presa in considerazione. Bisogna rimettere in gioco tutto. Poco tempo per pensare, meno per agire. Poi ho incontrato un ragazzo argentino che in realtà è marchigiano e viaggia alla scoperta delle origini. Devo viaggiare, devo partire. Sto decidendo cosa fare.
E poi è un classico andare via per un po’ finiti gli studi. Chissà. Il problema è capire da dove iniziare. Ho una cartina dell’Europa davanti. Provate voi a scegliere una città, a scartare il quadro dei girasoli di Van Gogh per preferirlo a un tramonto della Grecia. A gettare la sirenetta della baia di Copenaghen per un kebab in un paese dove fanno veramente il kebab.
Penso che sceglierò tutto, o lancerò una freccetta sulla cartina. Da qualche parte dovrò pur iniziare.