venerdì, dicembre 28, 2007

Stakanovismi

L’idea che mi frulla per la testa è questa. Oggi mi hanno comunicato i turni per la prossima settimana e se non sbaglio dovremmo essere negli ultimi giorni del duemilasette. Anzi, ne sono quasi certo. E mi hanno anche detto che si usa festeggiare, non si sa bene se per l’anno che se ne va o quello che arriva. Comunque il piano d’azione è questo: arrivo in ufficio alle quindici del trentuno dicembre, resto fino alle ventitre. Festino fino all’alba, sei e mezza sette. Caffè e doccia gelata. Autobus festivo, vuoto immagino. Lavoro dalle dieci alle diciotto. Un after hour come si deve, con tanto di fame chimica e palpebra calante.

D’altronde mi sembra l’unica soluzione, non bisogna mai farsi condizionare troppo dagli impegni. Un po’ come faceva Stakanov, che se ne stava giorni e giorni nella sua bella miniera di carbone e non era mai stanco. Specializzatissimo, svolgeva da solo tutta l’opera di precisione e lasciava i trasporti pesanti ai colleghi, con un aumento della produttività di quattordici volte. Tutto bene, fino a quando l’Unione Sovietica non iniziò a chiedere a tutti di fare come lui.
Grazie Stakanov, se lavoriamo anche a capodanno e anche un po’ merito tuo.

mercoledì, dicembre 26, 2007

Segnali di fumo

Devo essere sincero e dire che il mondo dei blog mi affascina. Il termine nasce dalla contrazione di web-log, “traccia su rete”, che non rende a pieno la dimensione che questo fenomeno ha ormai raggiunto. Trionfo della liberta’ di comunicazione, immediatezza, condivisione e confronto. L’aspetto che pero’ mi inquieta maggiormente e’ la capacita’ dei blog di guidare la coscienza collettiva. Perche’ molti non cercano piu’ risposte nella grande rete, ma nelle esperienze personali. E nei commenti dei blog.
Anche se i sentieri che portano alle informazioni sono tortuosi e pieni di insidie. Vedo che chi arriva in questo mio piccolo spazio molte volte cerca tutt’altro. Un negozio che vende biciclette usate a Valencia, dove si trova la piramide di Giza, addirittura quali sono le regole per la battuta nel ping pong. Giusto per rispondervi in fretta, biciclette in Ruzafa, la piramide uscendo dal Cairo sempre dritto dopo la sfinge a destra, lanciare la pallina verticalmente e senza effetto per almeno sedici centimetri prima di servire. Qualcuno ha addirittura visualizzato queste pagine cercando un rivenditore di home theatre, un film di Hitchcock, la storia del gaspacho. Il record lo stabilisce “gruppo norvegese cantante rossa di capelli video con levitazione”.
Ogni navigazione diventa cosi’ un'esperienza inaspettata, un momento di smarrimento tra migliaia di diramazioni. Come trovarsi al bivio dell'autostrada con centinaia di cartelli tra i quali scegliere e il tir che incombe alle spalle. Una disperata ricerca che non porta mai il risultato previsto.

martedì, dicembre 25, 2007

Interruzione di pubblico servizio

Si potrebbe pensare che il giorno di Natale non lavori nessuno. Non e’ cosi’. Almeno io, ingenuamente, ci ho sempre creduto. E segretamente sperato, di non ritrovarmi mai in un ufficio il pomeriggio del venticinque. Ora mi guardo in giro e vedo il solito vecchio pc, il telefono, le statistiche e il bicchiere di spumante. Piccole differenze, certo, dalla routine. E una certa solidarieta’ che si instaura tra tutte le persone che si trovano nella mia stessa situazione.
Poi ho scoperto un’altra novita’. Che quasi cinque milioni di persone fanno il pranzo di Natale al ristorante. Mentre mi immaginavo suocere mamme nonne e nuore attorno ai fornelli tutta la mattina. Il che significa che in Italia restano aperti 52.000 ristoranti, e li di persone che lavorano ce ne sono veramente tante. E poi treni, ospedali, tecnici. Hotel e piste da sci, camerieri e animatori.
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Rimane pero’ una consolazione per tutti quelli che in queste ore si trovano davanti al computer: possono gustarsi su internet gli auguri di buone feste di una grande celebrita’. Vi assicuro, la prima volta della regina Elisabetta su YouTube e’ uno spettacolo da non perdere.

venerdì, dicembre 21, 2007

Tutta mia la città

Succede che Bologna si svuota. Piccole valigie colorate corrono per le strade. Il colpo d’occhio dal cavalcavia della stazione racconta di sciarpe e piumini che fanno a gara lungo i binari; In lontananza treni che vanno e vengono col loro carico di familiari e panettoni.
E’ venerdi’ e per molti e’ gia’ vacanza. Anche il mio edicolante di fiducia, che in realta’ e’ il pakistano al semaforo che distribuisce Metro, mi ha annunciato che sta partendo per le ferie. Chiudono le redazioni dei quotidiani gratuti, si svuota la biblioteca che per la prima volta ha decine di computer liberi per la navigazione. Si affollano i supermercati, gli autobus, la pista da pattinaggio un po’ kitsch all’inizio di via indipendenza. Tra le casette di legno della regione Trentino si addensano i curiosi: un banchetto di prodotti artigianali, una bancarella di legno intagliato, anche un chiosco di specialita’ calabresi, giusto per essere political correct.
Tutti se ne vanno, tornano a casa, perche’ Bologna e’ soprattutto luogo di passaggio, nessuno ci abita realmente. Io pero’ quest’anno resto qui. Questioni d’affari. Si, insomma, lavoro. Una scappata a casa, quella vera, appena sara’ possibile. Qualche visita, spero, da amici parenti e sconosciuti. Tanto nell’appartamento non c’e’ nessuno. Come in tutta la città.

mercoledì, dicembre 19, 2007

Pensieri nascosti

Ho in testa un’idea così grande che non riesco a visualizzarla. O forse più semplicemente ho lasciato scappare tutti i pensieri. In definitiva oggi dalla mia mente non esce nulla.

Sono bastati due giorni lontano dal lavoro, dagli orari: un viaggetto in treno verso Ancona con tanto di incontro con americano ubriaco e rimpatriata con compagni di viaggio. Il cervello si è disconnesso dalla routine e ha iniziato a rimuginare. Progetti, confini, frontiere. Voglia di inventare tutto dal principio, di percorrere nuove strade. Pensieri che nella quotidianità vengono sommersi da tutto ciò che è necessario ma mai indispensabile: affitto, lavoro, quattro euro per una margherita, i piatti da lavare, la scrivania sommersa di volantini, la bolletta dell’enel, il design svedese delle lampade.

Nella confusione mi sembra di scorgere infiniti punti di uno stesso disegno che non riesco a definire, linee tracciate dall’uno al trentuno sull’inserto della settimana enigmistica. E’ come vedere i frammenti di un quadro che ci sembra conosciuto per le tonalità, i tratti, i colori. Ma del quale non riusciamo più a ricordare la trama. E’ in un giorno come questo che ogni piccola azione rivela la pulsione segreta verso l’altro, lo sconosciuto, il nascosto.

Ascolto la colonna sonora di Amelie, cucino crema catalana (tralaltro fallita per la seconda volta), mi sparo Neverland in prima serata. Pensando a quanto mi aspetta nel futuro lontano, senza preoccupazioni per il cartellino da timbrare domattina alle dieci.

domenica, dicembre 16, 2007

Lenzuola bianche sotto la neve

Ti svegli una domenica mattina e trovi fiocchi di neve che scendono leggeri, piano piano, proprio sulle lenzuola lavate e stese il giorno prima. L’aria gelida, il cielo livido, e una spolverata di bianco a chiazze sui tetti delle case. Ma i panni stesi fuori dal balcone si scoprono miracolosamente asciutti quando si soffia via un centimetro di cristalli di ghiaccio. Certo, asciutti. Ma ad una temperatura che oscilla intorno ai zero gradi, se non ricordo male.
La città è ferma, non tanto per la neve quanto per la mattina di festa che già preannuncia il Natale. Oggi pomeriggio i negozi saranno intasati, le vie piene di luci, i banchetti di caramelle e castagne tirati a lucido. Alle dieci del mattino, girando per le vie senza metà, si scopre invece l’altra popolazione. Quella che fa sembrare Bologna una città di frontiera, punto di incontro di carovane e culture.
In piazza c’è il mercato straordinario, tutte le domeniche questo mese. Cinesi e pakistani a perdita d’occhio. A quanto pare per i commercianti bolognesi il rituale del pranzo festivo a base di tortellini è irrinunciabile, e il freddo polare ha certo dato una mano. Vicino all’autostazione c’è un pulmino che scarica pacchi e lettere. E’ il corriere rumeno, l’uomo che una volta alla settimana fa Bucarest andata e ritorno e tiene i contatti con le famiglie lontane. Padri e madri che lavorano in Italia spediscono alle famiglie in Romania soldi, abiti, giocattoli, e ne hanno indietro foto, messaggi, a volte pure qualche visita. Al semaforo di fronte un omino distribuisce con poco successo volantini del Circo di Mosca (italianissimo il circo, non l’omino).
A volte è proprio quando la città dorme che si può scoprirne gli aspetti più interessanti.

venerdì, dicembre 14, 2007

Principio di relativita'

Come la cronaca influisce sulla vita privata. Sciopero degli autotrasportatori, traffico paralizzato, tutti a piedi nelle citta' ecologiche per paura di restare senza benzina. Mi raccontano anche di scene di panico nei supermercati, vecchietti che svuotano gli scaffali e riempiono i carrelli, scorte da crisi cubana e crisi atomica. In mezzo a tutta questa frenesia non mi sono accorto di nulla. Si, forse c'erano meno posti liberi sull'autobus. Forse anche meno pasta nel piatto della mensa. Ma niente che non potesse essere spiegato con uno speciale di Bruno Vespa sul consumismo della vita moderna. Abbiamo tutti paura di essere presi alla sprovvista, alla faccia dell'istinto di sopravvivenza che ci porta avanti da qualche milione di anni.

Come la cronaca influisce sulla vita privata. Ieri mattina alle undici i funerali degli operai della Tyssen Krupp presso il duomo di Torino. Tutti i luoghi di lavoro in Italia osservano un minuto di silenzio. Doveroso, sicuramente. Ma provate voi a stare al telefono con qualcuno e seguire le linee guidee aziendali: "Signor (cognome del Cliente), se non le dispiace desidero osservare un minuto di silenzio nazionale in occasione del funerale delle vittime delle acciaiere di Torino. Fra un minuto saro' nuovamente a sua disposizione. (Rimanere in silenzio, possibilmente senza mettere il cliente in attesa). Se il cliente non accetta di essere messo in attesa, ringraziarlo ed invitarlo a contattarci piu' tardi".

mercoledì, dicembre 12, 2007

Corri, Forrest!

Notiziario straordinario. Sono trascorse solo poche ore da quando ho scritto contro un sistema di autobus e controlli che non mi convice per niente, e subito l’azienda di trasporti bolognese ha reagito con rabbia.

Luogo dello scontro il 27b, quello che a mezzanotte e un quarto scivola lungo via indipendenza per riportare a casa i giovanotti con la testa sulle spalle che pensano già alla giornata ricca di impegni che li attende il mattino seguente. Tre controllori, armati di blocchetto delle multe, salgono con arroganza sul mezzo. Niente giacche blu, solo tesserino di riconoscimento plastificato e volto inespressivo. E’ un colpo basso, sono consapevoli del fatto che a quell’orario è pressochè impossibile che qualcuno abbia fatto il biglietto. L’intero autobus è messo sotto sequestro, i pochi passeggeri si preparano a fornire documenti, la corsa continua. Qualcuno restio rifiuta di consegnarsi al nemico. Non è permesso scendere, a nessuno. Spiego le mie ragioni, non ottengo risposta, minacciano di chiamare le forze dell’ordine. Tutti i malcapitati si stringono in un cerchio di solidarietà, si da la colpa alle macchinette che non funzionano. Nessun risultato.

Intanto l’autista continua il suo lavoro, raggiunge una fermata, apre la porta in fondo per permettere alle persone di salire. Basta un attimo di distrazione del controllore e con uno scatto fulmineo percorro i pochi metri che mi separano dalla libertà.

Un attimo prima che la porta si richiuda salto gli scalini e mi perdo correndo nella notte.

martedì, dicembre 11, 2007

Full metal jacket

Eliminate le giacche a vento blu. Quelle di finto tessuto traslucido, impermeabili, con i bordini argentati. Perchè non si può viaggiare tranquilli in autobus senza biglietto senza trasalire ogni volta che sale qualcuno con la giacca blu. Troppo simile a quella dei controllori, organizzati come una squadriglia da combattimento, pronti a colpire chi si sposta frettoloso da una parte all’altra e deve pure pagare. Che poi sarebbe anche giusto comprare il biglietto. E non vale neppure la scusa di dover perdere tempo a cercare una rivendita, visto che ogni autobus ha la sua bella macchinetta automatica a bordo. Un euro all’andata, un euro al ritorno. Per un biglietto che vale settantacinque minuti e userai si e no per dieci. Ma se devi andare al lavoro tutti i giorni, schiacciato tra due ali di folla, sempre in anticipo per timore di perdere la coincidenza, il prezzo non vale più il servizio. E’ per questo che ho deciso per l’autoriduzione del costo del biglietto.
Adesso ogni viaggio è più equo, rilassato, solidale. Venticinque centesimi, una monetina gialla con la statua di Boccioni e una color rame con il colosseo. L’inconveniente è che in questo modo compro un biglietto su quattro. E la società di trasporti non è d’accordo con questa mia filosofia aziendale. Perciò mi faccio un viaggio tranquillo e poi tre di assoluta insicurezza, dissimulata sotto un’aspetto rilassato e disinteressato. Anche se una palpebra si scuote ogni volta che in lontananza scorge una giacca blu salire la scaletta dell’autobus.

sabato, dicembre 01, 2007

Foglie gelate findus

Al mattino le foglie sono congelate. Bianche e intirizzite tra fili d'erba che si raggomitolano nel vano tentativo di scaldarsi l'un l'altro. Solo fuori citta' pero'. Tra quelle terre di nessuno macchiate qua e la da zone industriali e colorate magliette da jogging. In centro invece le foglie non hanno freddo.
Colpa dello smog, dei palazzi alti, del silenzio della notte che non esiste. O del fatto che le foglie non ci sono. Sinceramente non lo so. Non ci ho mai fatto caso.

Restando in tema di vegetali, in ufficio ho trovato questo: "Le piante favoriscono la depurazione e l'umidificazione naturale dell'aria. La tillandsia per esempio si nutre di radiazioni fisiche quindi e' utile se viene collocata accanto al computer, la dracena assorbe i vapori delle stampanti mentre la palmetta neutralizza la formaldeide". Bella idea.

Anche se ancora sulla mia scrivania il verde scarseggia.