lunedì, giugno 30, 2008

Il giardino di casa

Qualche giorno in giro per Roma, come un turista. Perchè in fondo quando si vive in una città si scade inevitabilmente nell'ordinario, nel già visto. Ed è in quei momenti che l'incontro con qualcuno che visita per la prima volta l'Italia può cambiare il tuo modo di vedere le cose.
Sto diventando un sostenitore sempre più accanito dello scambio culturale, della scoperta che nasce da un confronto, del divanismo. Ovvero dell'ospitare ed essere ospitato, da persone che non conosco ma delle quali condivido una certa concezione della vita, come un viaggio mai banale e sempre ricco di novità ed emozione. Forse non riesco neppure ad immaginare cosa significhi per un giapponese, un texano, un uzbeko, mettere piede per la prima volta a Roma. Tanto è abitudinario per un italiano vivere in mezzo all'arte e alla cultura.
C'è bisogno di apertura mentale, è necessario considerare sempre molteplici punti di vista. Senza parlare dei turisti attraverso luogni comuni, senza pensare a come truffarli facendo loro pagare un bicchiere d'acqua un euro. Il mondo si fa sempre più piccolo e affollato, in continuo movimento. Bisogna apprezzare, conoscere, anche quello che si trova fuori dal giardino di casa.

lunedì, giugno 23, 2008

Prove sul campo

Sono stato a un concorso, di letteratura creativa. Forse più per la curiosità di capire in che modo funzioni questo genere di manifestazione piuttosto che per un'ambizione da scrittore. E per ironia della sorte sono dovute tornare a Bologna, nonostante le selezioni si tengano in tutta Italia; ma essendo una delle ultime prove non avevo molta alternativa. Ottima organizzazione e una bella location, un teatro che sa trasformarsi per accogliere l'arte in molteplici modi.
Il meccanismo è abbastanza semplice: una traccia da seguire, quasi sei ore di tempo per completare il tutto e un limite massimo per la lunghezza. A scuola l'avremmo chiamato semplicemente 'tema', ora lo definiamo 'estemporanea di scrittura'.

Il problema però è far rientrare tutto in 2550 battute. Chi ha un po' di dimestichezza con la funzione conteggio parole di word avrà già capito che si tratta di un po' più di mezza pagina. E condensare un racconto, un'emozione, una sensazione in così poche righe è un'operazione abbastanza complessa. Si punta tutto sull'impatto, sulla capacità di sintesi, sul creare un atmosfera con pochi aggettivi. Senza allontanarsi troppo da quella scaletta fissata dagli organizzatori.
Due tracce: una riunione di famiglia, con i suoi mille personaggi e un segreto custodito gelosamente. O un aeroporto affollato, un volo in ritardo e sguardi in sala d'attesa. Fate voi. Liberate la fantasia. In fondo, con le parole, nulla è impossibile.

giovedì, giugno 19, 2008

Ossi di seppia

Un bel mattino sono uscito di casa e mi sono diretto verso quel simbolo di quartiere che è il ponte di ferro sul Tevere. Ho imboccato lo stretto sentiero che porta alla riva, e ho incontrato un uomo che dormiva per terra: disorientato, stanco, mi si avvicina chiedendomi di comprargli una bottiglia d'aranciata. Io, più barbone di lui, non avevo in tasca neanche cinquanta centesimi; ma l'arzillo viandante ha aperto il sacchetto delle monetine e mi ha indicato la strada per il discount.
Al mio ritorno due persone dei servizi sociali gli stavano accanto, proponendogli di portarlo in un centro d'accoglienza, dove avrebbe potuto fare una doccia e avere un pranzo come si deve. Il barbone, con mia grande sorpresa, ha rifiutato, sdraiandosi irremovibile dalle sue posizioni.

Con questo cosa voglio dire: che ho scoperto dove si trova il discount. E che ci sono persone, pagate dal comune, che si occupano di monitorare la zona, aiutare i disagiati, evitare che siano abbandonate a loro stesse. Mi spiegano che con il nuovo sindaco molto è cambiato: sono stati abbattuti i campi abusivi, centinaia di persone sfollate, alcune trasferite nei centri permanenti, altre non si sa bene dove.
Non si può ancora capire se il problema è stato affrontato nel modo corretto, se c'è la possibilità di risolverlo. L'unica cosa che ora interessa e che non ci siano persone sulla strada. Che l'immagine della città sia di ordine e pulizia. Anche li, sotto il ponte di ferro, dove si accumulano gli scheletri delle baracche abbattute.

martedì, giugno 17, 2008

Azioni salienti

Nella notte resa silenziosa dalla partita decisiva degli azzurri, una figura scivola lungo la strada deserta. Pioggia battente, misto di umidità e calore calcistico. Camminando si ascolta di tanto in tanto un frammento di telecronaca, come uscito da una vecchia radio malandata, instabile. Alzando gli occhi si possono vedere qua e la stanze piene di luce gialla e sagome di persone, con gli sguardi rivolti verso la scatola che trasmette immagini.

E’ il momento di agire. La figura nel buio si avvicina al margine della strada, dove è stato gettato un antico mobile, di quelli di vero legno, ad angolo. In un attimo lo afferra e lo mette in spalla, avviandosi con passo spedito verso casa. Silenzioso e invisibile, nessuno si accorge di nulla.
Quando gioca la nazionale non esiste nient’altro.

domenica, giugno 15, 2008

Tracce

A volte penso a un determinato momento, a un istante, a una sensazione. E mi viene in mente una canzone. Rivedo l'immagine di me stesso che ascolta un particolare pezzo, canticchia, simula un assolo di chitarra con il manico della scopa. O suona i bicchieri con la forchetta e il coltello, resta in silenzio lasciando fluire emozioni.
Quella mattina, alle sei del sei gennaio, in macchina nella nebbia con uno strumentale infinito dei Chemical Brothers, Surface to air. Una notte, salendo un cavalcavia dell'autostrada, Eyeless degli Slipknot con quattro amici a fianco. Anche una sonata di piano nelle cuffie guardando gli alberi distendersi sulle sponde di un lago ghiacciato. Keny Arkana e rap francese, interno giorno, pizza prosciutto funghi e bottiglia. I still haven't found, U2, tante mattine quando mi sveglio. I Blur e quel giorno che sono uscito per comprare il Best of, finito, e allora via col treno in un altro paese, alla ricerca.
Oggi ho preso un vinile, un trentatre giri, lucido nella polvere di una bancarella. Festivalbar 86, con tanti nomi che nessuno ricorda più, successi di una stagione, miti e nuove speranze. Cancellati, intrappolati in quel cerchio nero ridotto ad oggetto di design. O a semplice, splendido, ricordo.

sabato, giugno 14, 2008

Fatti realmente accaduti

In città non esiste il silenzio. L’orario non fa alcuna differenza: la giornata è scandita da echi di ambulanze lontane e la notte è rotta dalle corse di motorini impazziti. Dovrò farci l’abitudine, lasciare che tutto diventi un sottofondo indistinto, una colonna sonora che accompagni i dialoghi, le pause, i risvegli.
Mi sto calando lentamente nella dimensione della metropoli, percorrendo i vicoli del quartiere, familiarizzando con le distanze relative dettate dal traffico. Non può esistere una conoscenza precisa, non si può determinare il tempo necessario per spostarsi da un punto all’altro. Vaghe supposizioni, indizi, pronostici. Dettati da intuizioni sulla mappa che raffigura forse un terzo dell’area metropolitana.
Il fatto positivo è che qui nessuno si spaventa se gli chiedi un’informazione. Non c’è diffidenza, paura, ognuno è felice di poter essere utile. Può addirittura succedere che un cameriere di ristorante vada a prendere il TuttoCittà per mostrarvi la strada. O può anche accadere che una turista vi domandi gentilmente un indirizzo e siate in grado di darle una risposta. Perchè in tutta quella confusione ha chiesto casualmente proprio la via per il bar sotto casa vostra.

mercoledì, giugno 11, 2008

Children of revolution

Semplifichiamo le cose. Breve riassunto di quello che ha dichiarato il ministro dell’istruzione Gelmini. Gli studenti italiani sono i peggiori d’Europa, per colpa dei professori che non sono pagati abbastanza.
Continua dicendo che è inaccettabile che un insegnante delle superiori dopo quindici anni guadagni 27500 euro; se fosse tedesco ne prenderebbe ventimila in più, finlandese sedicimila in più. Fatti due conti un professore prende duemilaeuro al mese, per un lavoro che gestisce un po’ come crede, che gli permette ogni anno settimana bianca libera e pasquetta al mare, oltre a un paio di mesi di vacanze estive. Bisogna sottolineare l’importanza sociale di un ruolo difficile, d’accordo. Aggiornamenti, lavoro a casa, situazioni complicate. Bene.
Ma nella mia personale esperienza non posso dire di avere incontrato delle grandi cime, dei sapienti custodi della saggezza, o semplicemente delle persone in grado di garantire una corretta crescita dello studente. Con le dovute eccezioni, ovviamente, per persone appassionate e competenti.

Resta il fatto che i paragoni con il resto d’Europa mi sembrano un po’ senza fondamento, non si fanno le dovute proporzioni. Parliamo di Finlandia, dove i professori sono pagati sedicimila euro in più. Una bottiglia d’acqua costa in media un euro contro i nostri trenta centesimi, un biglietto dell’autobus due euro e cinquanta. Stesso discorso per la Germania, dove non è lo stipendio degli insegnanti a essere più alto, ma la retribuzione di un qualsiasi impiego.
La riforma di un sistema che non funziona non passa attraverso un aumento di stipendio. E’ importante investire sul’istruzione, ma sono altre le strade. Per ora io e il ministro concordiamo su un solo punto: “La scuola italiana resta mediocre nei risultati, mediocre nelle speranze”. E la strada verso la rivoluzione culturale sembra ancora lunga e piena di incertezze.

giovedì, giugno 05, 2008

Oscillazioni

Ogni volta che il prezzo del petrolio sale, esce una vecchia storia fatta di costi, oscillazioni e tassi di cambio.
Ciò che si racconta è più o meno questo: nel 2001 il prezzo di un barile di greggio era di sessanta dollari, un biglietto verde valeva 1,2 euro e quindi, fatti due conti, portavamo a casa il nostro bel barile a settantadue euro. Al giorno d'oggi è pur vero che il prezzo unitario supera i centoventi dollari: ma con il tasso di cambio aggiornato, che svaluta la moneta americana a poco più di 0,6 euro, il nostro barile sarebbe sempre all'incredibile cifra di settantadue euro.
Migliaia di persone scandalizzate, indignate, di fronte all'evidenza dei fatti e ai continui aumenti immotivati del prezzo della benzina. Tutti pronti a scagliare la prima pietra, a diffondere la storiella senza cercare di capire se sia vera o meno.

Perchè invece i fatti stanno così: intanto nel 2001 il prezzo oscillava in media a ventisei dollari, e questo basterebbe per smontare la bufala. Perciò, anche se sembra assurdo affermarlo, il costo del greggio non ha niente a che fare con la benzina. E la vera bugia è credere il contrario.
Basti pensare che nel lontano 1999 si portava a casa un barile con nove dollari, ora ne servono quasi centotrenta. Mentre la benzina è passata da un euro a uno e cinquanta. Dieci anni fa si affermava che se mai si fosse arrivati a cento dollari sarebbe arrivato un tracollo dell'economia. Mentre a dispetto delle previsioni la macchina prosegue la sua corsa, la domanda aumenta ogni giorno e il prezzo cavalca l'onda come un titolo di borsa.
Facciamo un esperimento: domani provate tutti ad andare a piedi, o in bicicletta. Così per il weekend potremo fare benzina a novantanove cent e saltare in macchina, verso nuove avventure.

mercoledì, giugno 04, 2008

Tutto ebbe inizio così

Primi passi nella nuova città. Alberi larghi come sul lungomare, colonne di turisti e pietre millenarie. Quartieri nascosti, case come formicai che crescono senza controllo, e giornate trascorse con gli occhi sul giornale degli annunci. Per capire come funziona un affitto, quanto velocemente si sposta la metro, se conviene o meno abitare a un capolinea, sul raccordo, nel quartiere popolare o nella palazzina dell'università.
Non è semplice orientarsi in una capitale. O in una città cresciuta apparentemente senza una forma prestabilita.

Ho trovato casa, a Trastevere: un quartiere che affascina e conquista, a ridosso del centro storico. Anche se prenderò possesso della camera soltanto la prossima settimana; intanto vago per le vie di Roma, cercando di conoscere e riconoscere, perdendomi tra quegli scorci da cartolina. Ancora senza la consapevolezza di tutto ciò che sta accadendo.