sabato, settembre 27, 2008

Ode a Chatwin

Informazione discontinua e disorganizzata. Penso che come sottotitolo per questo blog non si possano trovare parole migliori. Visto che gli spunti arrivano ormai con la cadenza delle affermazioni intelligenti della politica italiana. Insomma, molto raramente. Leggo troppo spesso negli spazi di amici e sconosciuti le parole 'so che è un po’ che non aggiorno questo blog, ma sono stato molto impegnato'. Ultimo post, natale 2006. In altri casi, assecondando quella vena che porta ogni italiano ad essere ct della nazionale, qualche commento sui campionati europei. Il che ci porta a un soddisfacente luglio 2008. Poi il nulla.
Voglio essere onesto, e sfatare questa leggenda che cancella i pensieri della rete perchè la vita di ogni giorno è troppo densa di avvenimenti. Non sono stato particolarmente impegnato, ho tanto tempo libero, carta e penna sempre con me e una coscienza critica sugli avvenimenti. Penso, ogni tanto, a un commento su un determinato argomento. Mi immagino un frase scritta nella mente, con una sorta di deformazione professionale del giornalista consumato. E poi non fermo un pensiero sul foglio, o sul blog. Pigrizia, privacy, non lo so.

Eppure i presupposti ci sarebbero: uso lo stesso blocchetto di Hemingway, di Picasso. C’è proprio scritto in quarta di copertina. E ogni volta che qualcuno lo sfoglia esce la stessa frase: 'ah, come il blocchetto di Hemingway'. Si almeno, dall’esterno. E poi il discorso cade sempre lì: 'Picasso, Van Gogh, Chatwin... Chatwin?! E chi è Chatwin?'. Lo dico, una volta per tutte. E’ uno scrittore britannico, famoso per i suoi racconti di viaggio. E anche lui, ogni tanto, non aveva voglia di scrivere.

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