sabato, aprile 27, 2013

Prospettiva

GIORNO 12, AJMER, RAJASTHAN

Seduto a terra di fronte a un ingresso secondario della stazione di Ajmer lascio che il mondo mi scorra accanto. Va detto che Ajmer e' una delle citta' sacre del mondo islamico. Nonche' passaggio obbligato per Pushkar, citta' sacra del mondo indu'. Quindi l'umanita' che riversa per le strade e' decisamente una mescolanza inconsueta.

Tutto e' molto colorato. Gli uomini hanno dei pantaloni decisamente eleganti. Mi sembrano tutti leggermente piu' alti di quanto siano in realta'. Scarpe consumate, sandali, piedi nudi ed anelli, caviglie dipinte.
Passo quasi inosservato; ho capito che i miei capelli sono un dilemma da queste parti. Non si addicono a una star di bollywood, a un asceta, o a un autista di tuk tuk. Talvolta e' come se fossi fuori luogo. Il turismo sembra funzionare a compartimenti stagni: nessuno si sorprende per un grasso turista nordamericano con due litri di pepsi sui gradini della moschea, ma un italiano seduto a terra nel formicaio umano ferroviario desta preoccupazione.

Due persone mi guardano scrivere. Con una curiosita' inaspettata, forse per il mio corsivo lontano dall'inglese stampatello che appare nelle noiose ore complementari scolastiche. Mostro anche l'Italia su una cartina che mostra i vari fuso orario. C'e' una specie di nuova armonia con quello che mi sta intorno. E, soprattutto, incrocio persone che sono ancora capaci di sorridere per strada per un incontro inconsueto.

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