giovedì, aprile 18, 2013

What's your good name?

GIORNO 2, DELHI

Per un attimo mi e' sembrato di capire l'India. Mi ci sono volute sedici ore di stress, viaggi in tuk tuk, giri in tondo, risposte vaghe. Ora, seduto su un vecchio barile di olio per auto e con in mano una tazza di the, vedo per la prima volta le cose in modo piu' chiaro. 
Sembra una di quelle sere d'estate, piene di un vociare incessante e colorato, con biciclette, ragazzini col gelato e donne sedute a chiaccherare. Certo, l'aria ha quel sapore dolciastro che si mischia all'odore di grasso per auto dell'officina, un ragazzo di dodici anni sta trainando un treno di gomme e la la strada vive del suono incessante dei clacson. Ma e' il primo momento di quiete di una giornata sconvolgente. E' forse il primo istante nel quale passo inosservato, svesto i miei panni di turista e sono solo un passante seduto con la sua tazza di the.

L'India e' una ripetizione, continua e incessante. Di parole. Di proposte. E' un meccanismo di autodifesa che considera i turisti tutti allo stesso modo, persone ricche da incanalare negli stessi circuiti, con le stesse modalita'. What's your good name? Una domanda ripetuta fino allo sfinimento, chissa' se per poca memoria o per bisogno costante di riaffermare una sorta di rapporto, di relazione, con il turista che si ha davanti. Impossibile andare in stazione per fare un biglietto del treno. Ci ho provato, sei volte. E ogni volta sono stato ributtato indietro, messo su un tuk tuk e scaricato in un ufficio turistico del governo, con un sedicente agente che penna alla mano scrive giorno per giorno il posto in cui mi trovero' e perche'.

Il primo a colpirmi e' stato Raju, il ragazzino che alle 4.30 in aeroporto mi ha spedito con un taxi in citta', in un ufficio, aperto alle 6, nel quale sono stato tenuto 'prigioniero' ad ascoltare proposte per turisti decisamente non low budget. A quanto pare un cinque stelle a Chamonix la sera di capodanno costa meno di una stanza a Delhi. Quindi via. Con il taxista alle calcagna. E il tipo dell'agenzia. Primo albergo, secondo, terzo. I prezzi scendono. Mi arrendo al quinto, ho spuntato cinque euro a notte, in sole quattro ore.

Un paio d'ore per riprendermi, e fuori dalla stanza trovo il tipo dell'agenzia. Lo devo letteralmente seminare per poter girare da solo in citta'. Da li sara' solo un ripetersi delle prime quattro ore. L'incontro con un uomo che mi libera da una mendicante, mi indica il luogo per fare i biglietti del treno, ed ecco una nuova agenzia. Pacchetto tutto compreso. Fermo un poliziotto, agenzia, pacchetto. Autista di tuk tuk, agenzia pacchetto. Arrivo anche incredibilmente vicino alla stazione, orientandomi in strade senza nome solo con il sole, mi ferma un capotreno, agenzia, pacchetto.

Per questo l'essere seduto con una tazza di the a guardare il cambio gomme e' una cosi' grande soddisfazione. Certo, sono dovuto scendere a un compromesso. Ho un viaggio nel nord prenotato, per fortuna con un autobus di bassa lega. E una serie di treni nei giorni successivi. 
Sperando che l'India la smetta di stare sulla difensiva.

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