sabato, aprile 28, 2007

Esercizi di stile

Cammino tra la confusione del porto America’s Cup. Gente incravattata e indaffarata nelle basi dei team, atleti sugli schermi e tra le onde. No hay segundo, There’s no second, è il motto di questo incredibile evento sportivo. Per ricordare a tutti che c’è un solo vincitore, un solo equipaggio. Ma a volte penso sia anche per sottolineare una certa questione di stile, una sorta di presa di distanze dal ‘normale’ e dal ‘comune’. Un trofeo che conta meno sugli sportivi e più su tutto quello che ruota attorno, con sponsor, investimenti, merchandising. Mai avrei pensato di trovare nei negozi dei team sci da discesa libera griffati Alinghi e macchine per il caffè in edizione limitata. Mai avrei immaginato di vedere Lapo Elkann che sfrutta i problemi caduti su +39 per pubblicizzare la sua società di comunicazione, tralaltro non ancora fondata. Mai avrei previsto la proliferazione incontrollata attorno al porto di vip lounge bar, tralaltro deserti.
Certo è che gli occhi del mondo sono puntati su Valencia e questa trentaduesima edizione della coppa, trasformata in un gigantesco showroom all’aperto. E allora tutto è immagine, apparenza. E gli svizzeri, prima di tutti, sanno come impressionare e dare sfoggio di ricchezza e sicurezza. Base modernissima, tre scafi in cantiere, otto barche d’allenamento, sedici gommoni, tre yacht per seguire le regate, campetto da basket, barca simulatore da venti metri, decine di biciclette elettriche. E merchandising sfrenato, beninteso.

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