sabato, febbraio 17, 2007

La finestra sul cortile

Penso che dal tetto della mia casa si veda la corrida. Sicuramente, le palazzine sono tutte standardizzate, alte uguali otto piani in questa via, l’arena non sarà neanche neanche cinquanta metri in linea d’aria. Il tetto non può essere a spiovente, qui non nevica mai. Ci saranno un sacco di antenne, quelle si. Mai viste così tante come in Spagna.
Esco di casa, salgo le scale di corsa, ma con grande delusione... l’ultima porta è chiusa. Proprio quella che porta sul terrazzino. Che comunque esiste, lo so. Quindi per oggi niente foto aeree di mantelli rossi, di urla del pubblico e fazzoletti bianchi, toreri verde oro, animali neri e scatenati, terra insanguinata. Tra l’altro non è neanche giorno di corrida, anche se come orario andrebbe pure bene. Hanno montato il tendone del circo nell’arena, il modo migliore per essere in centro città senza creare disordini, ingorghi, confusione.
Così ho fatto uno scatto dalla finestra, non però dalla facciata gialla piena di fiori e balconi che si affaccia sulla strada, ma all’interno. Su quella specie di cortile che una volta era il ritrovo di una comunità, assiepata negli appartamenti ad alveare che lo circondano. E che oggi è un parcheggio.
Pareti fatte di stanze tutte differenti, di mille particolari che si incontrano, con i loro dialetti, i profumi dela cucina, i panni stesi ad asciugare. Mille finestre e non una che sia uguale ad un’altra.
Infinite persone da incontrare, piatti da assaggiare, città da scoprire, diverse ognuna e tutte legate tra loro come nella facciata da quadro futurista del mio palazzo.
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