martedì, febbraio 06, 2007

Que viva la noche

Ieri pomeriggio all’improvviso ho sentito suonare il telefono. Messaggio. Enigmatico, sintetico: avenida aragon, terzo palazzo, campanello 104. Ci vediamo là, mezzanotte. Neanche in un film thriller mi sarei aspettato tanto. Un rapido sguardo alla mappa della città e quando arriva l’ora fatidica via, silenzioso nella notte. Fuori dal centro, in prima periferia, proprio di fronte allo storico stadio Mestalla, in un intricato sistema di vie deserte, incroci, cantieri. Trovo il palazzo, la scala, la porta e mi ritrovo ad una festa per una ragazza tedesca, che finito il suo periodo di studio a Valencia sta per tornarsene a Friburgo. Dal mare alla foresta nera. La vedo colma di gioia.

Qualcuno mi guarda stranito, in fondo non conosco nessuno e non c’è neppure chi mi ha invitato. Subito si riconoscono gli italiani: sono quelli che quando parlano spagnolo si sente proprio che non sono spagnoli, quando si parla in inglese stanno in silenzio, occhio spento e sorriso inutile. E poi ci sono le tedesche, gli americani, le francesi, gli ungheresi. Quando il cervello si abitua a questo esperanto di lingue allora è semplice anche comunicare, con frasi che probabilmente non esistono su alcun dizionario, fatte come sono di tentativi, di tutte quelle parole europee entrate nell’uso comune, di ricordi, di gesti.
Tra i fatti notevoli da ricordare sicuramente la miglior sangria mai bevuta. Anche se la scoperta a fine serata che si trattava di semplice sangria nel cartone mi ha portato ad affermare che il Tavernello potrebbe essere per conseguenza il miglior vino italiano.
...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ale scusa!!!! A fine serata ci siamo persi ubriachi non sò dove, e arrivare alla festa è stato davvero impossibile...spero che ti sia divertito! Ciaocciao ALE

Ale451 ha detto...

Figurati Ale, è stata una bellissima serata! Alla prossima