mercoledì, marzo 21, 2007

Slow thinkin'

“Con l’insonnia nulla è reale, tutto è lontano, tutto è una copia... di una copia... di una copia...” Sono tre giorni che non dormo. O meglio, che vivo costantemente in quel sottilissimo limbo tra on e off. Che significa svegliarsi un’ora dopo essere entrati nel letto, addormentarsi sul divano mentre si aspetta che bolla l’acqua per la pasta. Chissà poi se per cena o colazione. E non saprei fare una lista abbastanza lunga di cose fatte da coprire le ultime settantadue ore. In parole più semplici, non mi ricordo come ho passato le giornate.
Solo qualche immagine, strade piene di gente, una montagna di piatti da lavare, il fumo dei fuochi che passa attraverso la tapparella. Ho fatto troppe volte lo stesso sogno. Questo sicuramente. Sempre con forme e colori diversi, come piccoli cortometraggi di tanti registri sullo stesso racconto. Sono stato annebbiato e raffreddato, non mi sono neanche accorto di come da un momento all’altro siano cessati botti, esplosioni, petardi e fuochi d’artificio. Ecco, forse è proprio questo ciò che mi tiene sveglio: il silenzio. E’ come se finita la festa mi fossi resettato, riavviato per un blocco del sistema.

Intanto oggi si laurea un caro amico e io sono bloccato qui ancora qualche giorno, ultimo nella marea umana che lentamente defluisce da Valencia verso l’Italia dopo Las Fallas. Forse è questo che mi tiene sveglio: essere lontano in questi giorni, riflettere su tutti i progetti che andranno portati a termine, desiderare forse per la prima volta che il tempo passi più in fretta. Perchè in fondo siamo viaggiatori in una sala d’attesa, che non sanno pensare al presente, ma solo al cammino che li attende. Senza sapere come sarà.
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