mercoledì, aprile 16, 2014

In the middle of nowhere

GIORNO 16, DA QUALCHE PARTE, MONGOLIA

L'alba regala un'amara sorpresa. La pioggia, scesa insistente nella notte, si e' trasformata in neve che per l'ennesima volta ci regala un paesaggio surreale. Ieri pomeriggio, a poche centinaia di metri, ho camminato sulle dune di una striscia di deserto, una propaggine del Gobi spintasi in modo ardimentoso fino a nord. Zone climatiche sovrapposte, qualcosa mi sfugge.

Comincio a pensare di aver equivocato le parole dei giorni precedenti, nelle quali si accennava a un 'trasporto in cammello'. Incredulo, oltre il limitare della gher, scorgo quattro placidi cammelli innevati. Paese che vai, usanze che trovi.
E quindi eccoci, di li a poco, seduti tra una gobba e l'altra, ondeggiare in quella terra sconfinata. Addosso due paia di pantaloni, due felpe, giacca, sciarpa, cuffia. Il vento della Mongolia non perdona, due gradi nell'aria, raffiche come schiaffi sul volto, terra, e neve, e sabbia chiazzata di bianco, e tutto intorno il nulla. Splendido, nulla. Sguardo che vola in ogni direzione senza trovare ostacoli, solo dolci chine di montagne troppo antiche per occludere la vista, chilometri e chilometri senza una pianta, un albero. Una terra ostile punteggiata soltanto qua e la da puntini bianchi, le gher e gli accampamenti di chi, nonostante tutto, ha deciso di restarci, nel nulla.

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