lunedì, aprile 28, 2014

Trenta su trenta

GIORNO 28, HANOI, VIETNAM


Non si sa come, abbiamo guadagnato un'ora. Nuovi prodigi del fuso orario. Arrivo in Vietnam, Hanoi, poco prima dell'alba. 
Viaggio fin troppo semplice: nessuno che sgranocchia zampe di galline come nella precedente tratta. Nessun pasto solubile, che tuttavia mi sento di ringraziare per la sua economicita' ma che spero di salutare per sempre, dopo aver trovato un uovo marrone (forse di tek, o parquet) nell'ultimo entusiasmente noodle beef super explosion qualcosa. Frontiere facili, un'ora per lato, se non fosse per un addetto all'immigrazione che non mi riconosce sul passaporto. Sono bastate barba incolta, ciuffo anni ottanta, e una cicatrice che non ho piu' a far sorgere dei dubbi nel ligio operatore. Dubbi risolti con il confronto della foto diciottenne sulla patente, in cui sfoggio capelli lunghi una quarantina di centimetri e, se non ricordo male, una maglietta dei System of a down. 

Cuccette top class acquistate dall'Italia su un improbabile sito di Hong Kong ai fini dell'ottenimento del visto. Biglietti non falsi, evento piuttosto sorprendente. 
Vietnam conquistato, trentesimo stato in carriera in quasi trentanni di vita. Un sesto, un settimo, del mondo. 

Ritorno al turismo di massa, Hanoi invasa da turisti da ogni parte del mondo. Meta' viaggio raggiunta, finito il piano prestabilito, i lunghi spostamenti. D'ora in poi si vaga. Poco piu' di un migliaio di chilometri all'arrivo, da percorrere in tutta calma, scegliendo itinerari poco battuti. Insomma, un altro viaggio.
Che inizia da qui, dal numero trenta. Il Vietnam.


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