venerdì, aprile 04, 2014

Long way east

GIORNO 4, TRANSIBERIANA, VERSO EKATERINBURG, RUSSIA

Un treno di quindici, venti vagoni, scivola nella taiga russa. Un finestrino a nord, un finestrino a sud. Il convoglio corre, senza incertezze, verso est. Non ci si puo’ sbagliare. Da un lato alberi e neve, dall’altro pure. 
E nevica. Sottile sottile, soffice soffice, in una luce da perenne crepuscolo che confonde il confine tra cielo e terra. Smussa gli angoli, le forme, in infinite sfumature di bianco di un operoso pittore esistenzialista.

Nel vagone della platzkart, la terza classe, cinquanta soldatini assiepati nelle loro cuccette ingannano il tempo bevendo the e vodka, giocando a carte, leggendo, preparando la cena. E’ un vivere quotidiano, quello della transiberiana. E non potrebbe essere altrimenti, con giorni di rotaie da affrontare. All’ingresso del vagone la lista delle fermate farebbe impallidire il piu’ determinato dei viaggiatori. Abbiamo scelto di scendere a Irkutsk, nel cuore della Siberia, dove l’arrivo e’ previsto dopo ottantasette ore di viaggio. E cinquemilacento chilometri. 
Difficile comprendere la portata di certe distanze. Sdraiato in cuccetta, cullato dal treno. Valutando la complessita’ di un azione in relazione al tempo e allo spazio. O al movimento.  Quasi impossibile scrivere. Possibile iniziare a leggere Il signore degli anelli e finirlo prima di scendere. Poco probabile che la batteria di un lettore mp3 sia sufficiente per giungere a destinazione. Semplice, da quanto posso osservare, trasportare il fabbisogno alimentare di una famiglia per dodici pasti. Divertente comunicare. Con le parole di un vocabolario o con un lessico internazionale calcistico. E a gesti. Inventati, simbolici. Un lieto diversivo al lento scorrere delle ore nel vagone di terza classe.  

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